Reami Infranti

Grovigli nella selva

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view post Posted on 2/3/2021, 13:01

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Prologo


Un bagliore accecante irradiò le fronde degli alberi. Lingue di fuoco li stavano divorando mentre il fragore di lance e artigli risuonava sordo tra di essi, segni di un furioso scontro.
E ora, ogni creatura vivente aveva le nari pervase da un odore a cui non riuscivano a sottrarsi.

L'odore del sangue.

♪♫♬Musica♬♫♪




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Una figura umana avanzava con decisione verso il tumulto, pronta a fare la sua parte.
Da sotto il cappuccio si poteva intravedere una capigliatura biondo scuro, come scuri erano i vestiti che ben si mimetizzavano tra le piante.

Un tronco crepitante fiamme rovinò a terra. Riuscì a schivarlo in tempo prima che gli precipitasse addosso.

<< Ragazzi, qua la situazione si sta seriamente riscaldando! >> disse con spavalderia mentre si scopriva il cappuccio rivelando un viso giovane e fiero dipinto da un sorriso smagliante. L'aspetto non era certo curato come quello della gente nobile, gli occhi marroni come i fusti dei faggi e Il fisico ferrigno, temprato da una vita all'addiaccio.


Erano diversi i soldati e le creature che si stavano dando battaglia, com'erano diversi i loro intenti.
Qualcuno aveva rotto il patto tra i druidi e i taglialegna che finora avevano protetto insieme quel luogo selvaggio. Non ci sarebbe più stato equilibrio nella foresta e un solo richiamo risuonava nell'aria: guerra.


La figura umana tese la corda del suo arco. Uno dei soldati provò a caricare in avanti ma una freccia raggiunse il suo petto prima che potesse andare oltre.
L'arciere estrasse una lama sottile, schivò un fendente di un altro avversario e lo colpì lesto senza esitare.
Si fermò un momento e studiò a lungo i corpi esanimi: avrebbe dovuto essere uno di loro una volta. Ma quel tempo era finito e ogni nervo lo guidava verso ben altri scopi.
Giunse da distante un altro soldato, questa volta di tutt'altra stazza, il quale reggeva un imponente scudo torre tra le mani.

<< Più sono grossi, più fanno rumore quando cadono..>> disse la figura umana schernendo il nuovo arrivato.

Il nemico non proferì parola e si lanciò all'attacco con un grido rabbioso.
Il giovane guerriero fece in tempo a prendere di nuovo l'arco tra le mani e tirò velocemente una freccia che andò a conficcarsi sul grande scudo. Scagliò un seconda e una terza freccia. Inutile. Anche esse vennero parate senza difficoltà.
Il soldato era ormai vicino e il giovane guerriero aveva esaurito le sue carte a distanza. D'istinto quest'ultimo, afferrò della cenere da uno dei tronchi bruciati e la lanciò sul volto dell'aggressore, accecandolo temporaneamente, il tempo di impugnare nuovamente la sua sottile lama e poter contrattaccare.
Non fece in tempo a farlo, poichè venne investito dalla furia del suo assalitore che imperterrito aveva proseguito nella sua avanzata. Il colpo fu tremendo e l'aria quasi gli mancò per un istante.

Cadde a terra, inerme.

Era dunque giunta la sua ora?

<< Ora muori verme! >> sentenziò il soldato mentre si scuoteva di dosso la cenere e sollevava lo scudo torre sulla vittima, pronto a darle il colpo di grazia.




Un inquietante ruglio pervase l'atmosfera.



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Un orso di grandi dimensioni si stagliò di fronte a loro, enorme nella sua imponenza, come fosse un grande re del passato. Il soldato non fece in tempo ad indietreggiare che l'orso gli era già addosso. Le zanne dilaniarono le carni della preda che si accasciò a terra in un rantolo. Con fare minaccioso l'animale svettò sull'altra figura umana, nella cui mente riecheggiò una voce:

<< Ti avevo detto di stare nelle retrofile, giovane Draug. >> disse con un suono gutturale.

<< Hey, non prendertela vecchio brontolone. Ho visto i soldati arrivare e ho agito in anticipo. Li abbiamo colti di sorpresa grazie a me! Soddisfatto? >> domandò la figura umana dal tono sicuro di sé mentre si rialzava in piedi, liberandosi da rami e foglie che lo circondavano.

<< Un buon capo branco prima pensa e poi agisce. Sei troppo avventato! Re-sta...Indietro!!!>>
urlò di rimando la voce. Il giovane Draug fece una profonda smorfia mentre osservò l'orso avanzare di gran carriera verso le file di altri soldati in arrivo....

…..mentre le ombre del passato si dissolvevano, ecco risuonargli di nuovo nella memoria una rievocazione più recente.




<< Figli cari. Io sono vostra madre...e voi siete molto lontani da casa.>>

Quella voce. Una voce suadente, amorevole...insinuante. Continuava a risuonare nella sua testa, come farebbe un vento gelido che soffia in una caverna piena di spifferi, ma senza via d'uscita.

<< Se voi siete qui e siete marchiati, forse l'avete chiesto voi stessi!>>

C'era del vero in questo? Non che gli interessasse. Non più ormai.
Il fato gli aveva riservato un brutto scherzo: era morto, e morta la sua volontà di cercare delle risposte.

Ma quanto ci si può illudere di stare lontani dalle calamità, quando infine sono proprio loro a piombare nella tua confortevole tana?

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Edited by TalesTeller - 30/3/2021, 14:41
 
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view post Posted on 14/3/2021, 20:47

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1. Una Serena Rassegnazione

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<< Giovane Draug >> una voce gutturale veniva trasportata da una brezza calda che scuoteva le foglie dei ricordi.

<< Sento la tua esitazione. Sento la tua paura.
Un passo falso è tutto ciò che serve. Nè zanne nè artigli saranno sufficienti a strapparti dalla morte, poichè è la coscienza di te stesso a liberare i grovigli interiori. La consapevolezza di essere una minuscola parte di un mondo in eterno legame con tutto ciò che ci circonda. Perchè dalle rocce più alte proviene la nostra sorgente di vita. Dalle piante il nostro respiro. Perchè gli animali sono noi e noi siamo animali. Noi siamo...parte del tutto. >>



…………


Le note di una melodia accattivante, accompagnate dall'odore del cibo, riempivano il salone della locanda.
Su di una tavola, in particolare, di pietanze ve n’erano in abbondanza, come di birra e vino, e qualcuno si stava dando alla pazza gioia senza pensarci due volte.

Kith, così si faceva chiamare da tutti, si stava godendo il denaro guadagnato dall’ultima cerca: non che lui avesse contribuito granchè alla riuscita di quell’impresa, standosene spesso e volentieri in disparte.
I suoi compagni di viaggio se l’erano trascinato fino alla fine e addirittura gli avevano consegnato parte della ricompensa ottenuta. Bizzarro.
C’era un secondo fine e l’avrebbe scoperto solo in seguito? Era malriposta fiducia nei suoi confronti? O forse era semplice compassione?
L’arrivo di questi pensieri venne scacciato da una scrollata di spalle e il suo interesse preferì attaccarsi alla quarta pinta di birra della serata. Esitò un attimo sentendosi osservato da qualcuno.
Due occhi di colore diverso, uno azzurro ed uno nero, lo stavano squadrando nel tentativo di capire cosa gli frullasse in testa.

<< Ti arrendi? >> gli domandò con una punta di sarcasmo una figura femminile dalla carnagione chiara.

<< Arrendermi io? Bella mia, mi sto solo riscaldando. Preparati a perdere e ad essere chiamata con i nomignoli più improbabili che conosca.>> le rispose Kith sghignazzando di gusto, mentre un ciuffo dei suoi capelli biondo scuro gli pendeva ribelle.
La figura femminile reagì con un sorriso forzato, pareva un po’ brilla, anche se cercava di non darlo a vedere. I due avvicinarono i boccali colmi di birra e attaccarono di nuovo a bere, l’uno decisamente più convinto dell’altra.

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Kith aveva lanciato alla donna una sfida, la più impegnativa tra quelle che poteva permettersi di questi tempi. Non che la posta in gioco fosse chissà che cosa di allettante, ma tant’è, era un modo come un altro per rinfrancare lo spirito.
Eppure in passato era stato spesso in prima linea, forte e fiero a combattere i suoi ideali in una guerra senza esclusione di colpi.

Cosa l’aveva condotto a questo?


Si sentiva incastrato in uno di quei gironi infernali, accennati dalle dicerie del suo villaggio d'origine, ed era certamente lì per scontare le sue colpe.
Ma non tutto il male veniva per nuocere: in fondo aveva anche trovato una comoda tana, qualcosa che confortava la sua gola secca e un po’ di compagnia.

“Una serena rassegnazione”, così lui la chiamava.

La testa cominciò a pulsargli mentre la nausea stava prendendo il sopravvento. Lo sguardo cadde nuovamente sulla sua pinta: nonostante avesse bevuto parecchio, gli pareva fosse sempre piena. Era lì che lo attendeva solo per essere svuotata.
La donna un po’ spigolosa lo incuriosiva e non poteva di certo farsi battere in quel modo.
Era già pronto a bere di nuovo...quando si ritrovò improvvisamente a terra sul pavimento, mentre il fetore di stivali usurati misto a legno gli entrava nelle narici.
Per un solo istante percepì un vuoto simile a quello che aveva sentito precedentemente, durante l’abbraccio della morte.

Una voce solenne e cadenzata proveniente alle sue spalle fu un piccolo raggio di luce in quel vuoto, e nonostante i sensi annebbiati riconobbe subito il soggetto.
Un uomo dalle dimensioni ragguardevoli troneggiò su Kith offrendogli la mano, esattamente come aveva fatto quando si erano conosciuti.
Era stato lui uno dei primi ad averlo accolto nei pressi del portale, dove in tanti erano arrivati con il marchio della strega appresso.
Sentì istintivamente il bisogno di dirgli qualcosa di importante, ma tutto quello che gli uscì dalla bocca furono battute irriverenti e risate compulsive.
Le labbra sottili di colei che aveva sfidato alla gara di birre, si allargarono in un lieve sorriso soddisfatto: la competizione si poteva dire conclusa. Mentre Kith era distratto, lei aveva scambiato i boccali in modo tale che quello del ragazzo risultasse sempre pieno.

Un'altra figura femminile dai capelli blu stava seguendo da lontano la scena, pareva molto divertita, anche se i movimenti della sua coda uncinata tradivano un velato disagio.
L'uomo corpulento decise che era il caso di trasportare il beone in una delle stanze al piano superiore, per permettergli di riprendersi dalla sbornia. Passarono davanti alla ragazza con la coda uncinata e Kith posò lo sguardo sui suoi occhi argentati. Percepiva timore in quegli occhi, ma vi era anche un barlume di speranza di vita.
Una speranza che lui ora non conosceva.



Togli tutto ad un uomo, ma lasciagli la speranza ed egli continuerà a vivere.
Dagli tutto, ma toglili la speranza e lo ucciderai senza neanche ferirlo.
Un uomo che non spera più è un uomo morto.


<< Tranquilli figli miei. Non vi servono risposte. La Sorella che ci accompagna di notte ha già fatto la sua mossa. Forse potrete incontrarla molto presto...
Non vi preoccupate. Vostra Madre veglia su di voi. Sempre. >>


Ancora quella voce insinuante che lo tormentava.
E’ tutto ciò che si ricordò prima di cadere in un sonno privo di sogni.

Edited by TalesTeller - 16/3/2021, 00:11
 
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view post Posted on 21/3/2021, 20:42

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2. Una luce tra le ombre

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L’essere deforme li aveva messi alle corde. Molte erano le ferite che gli avevano inflitto, eppure era ancora in piedi che digrignava i denti in una forma quasi impalpabile, desideroso di ghermirli con i suoi atroci artigli.

<< Orco mondo! Questo è un osso duro. Ma non l’avevamo già ucciso?>> urlò Kith mentre incoccava nuovamente una freccia sulla corda dell’arco. La fronte era madida di sudore e il corpo provato dal lungo scontro. << Qui sono a corto di munizioni. E’ giunto il tuo momento magico, Claus. Possibilmente stando attento a non colpire anche me, mh? >>

<< Non temere, mi esercito almeno tre ore al giorno! >> ammise con orgoglio lo stregone mentre era impegnato nella lotta.

<< Tre ore al giorno intere eh? >> gli chiese l’altro con una punta di sarcasmo.

I due si guardarono con aria quasi divertita, nonostante fossero sul punto di essere divorati da un enorme lupo mannaro appena resuscitato dalle proprie ceneri.

Era incredibile come l’ironia non abbandonasse i due avventurieri neanche nei momenti più disperati. Ironia, o completa inconscienza, a seconda dei punti di vista.

Per Kith sarebbe potuta finire anche così la sua giornata, in cuor suo sapeva che si sarebbero risvegliati in quella locanda, Lo specchio Offuscato. Molto debilitati forse, ma ancora in piedi.
Erano Revenant, dopotutto. Protetti dal Marchio della Strega o maledetti da esso, sempre a seconda dei punti di vista.

Non lo preoccupava minimamente il fatto che le fattucchiere gli prendessero un pezzettino di anima ogni volta che moriva e tornava in vita. Non era di certo scontato che durasse per sempre quella condizione, ma dopo la sua prima morte la sua “serena rassegnazione” era più forte di certe riflessioni.

Il mostro trasparente balzò su di loro con gli occhi iniettati di sangue e le unghie acuminate, pronto a soverchiarli con la sua forza bruta. Ma lo stregone era rimasto concentrato e dopo aver proferito qualche parola incomprensibile e agitato le mani in aria, investì il lupo mannaro con una pioggia di dardi incantati, il colpo di grazia che serviva per farlo cadere definitivamente.

Osservarono dapprima il mostro dissolversi rimanendo in silenzio. Era tale la tensione che aspettarono ad esultare vittoria e si sedettero a riprendere fiato.

Sulla via del ritorno furono testimoni entrambi dell’inquietudine che avvolgeva il Bosco dei lunghi denti, un insonne malanimo che colpiva anche le serpi, i tassi, i lupi e tutte le altre creature viventi. Diversamente da quello che avrebbero fatto altri, decisero di aggirarli piuttosto di scontrarsi con loro direttamente.

<< Un tempo ero arrivato a comunicare senza problemi con queste bestie. Ma la morte ti porta via molte cose. Anche te stesso.>>

<< La morte tua o quella di altri? >> gli domandò Claus a bruciapelo quasi con inconsapevole leggerezza.

<< Mh…>> Kith rivolse il capo verso di lui e si limitò a grugnire sommessamente, come faceva di solito di fronte a ciò che non riusciva ad esprimere. O forse, non voleva.


Perché diavolo erano andati ad infilarsi in quell’antro oscuro della foresta? Era stato istinto, voglia di vana gloria o di tesori o forse qualcosa di più personale?


Kith era già stato davanti all’entrata di quella grotta in precedenza ed era tornato sperando di trovare qualche risposta.
Era lì che la prima volta aveva percepito nelle vicinanze un aroma diverso dagli altri, un odore pungente e travolgente di bosco che gli dava la sensazione di sentirsi osservato da qualcosa…o qualcuno.
A dire la verità, erano diversi giorni che ogni volta messo piede fuori dal paese si sentisse braccato da un ombra elusiva.

<< Forse era l’ombra di te stesso. Ritieni che abbia un senso? Che fossero le tue insicurezze a inseguirti? >>

gli chiese Narah, quell’umana un po’ sfuggente e spigolosa, con i suoi occhi differenti, uno nero e uno bianco, che la rendevano così inconfondibile.

Kith in cuor suo sospettava cosa potesse essere. O meglio Chi.
Un giorno accadde che intravide qualcosa tra gli arbusti: due occhi gialli penetranti lo stavano fissando dal profondo della selva.


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La nebbia nella sua mente cominciò a dissolversi e i ricordi strariparono come un fiume in piena durante la stagione delle piogge...Lei era tornata. Colei che un tempo amava. E ora temeva.

L’arrivo del morbo e degli esseri infernali ad Aegisgard non migliorò di certo il suo umore, e nonostante sembrasse in parte rinsavito grazie ai suoi compagni di avventura, la debolezza per l’alcol o “genere di conforto” come chiamava lui, prese nuovamente il sopravvento.

Ma tra le tante fragilità appartenenti alla sua razza umana, una su tutte era in grado di influenzare la sua volontà: le donne.

Anche se rude e lontano dall’essere elegante nei suoi modi, Kith non era però uno stupido, e in precedenza era stato messo in guardia da certe cose. Sospettava delle femmine troppo sfacciate o lascive, poiché in cuor suo sapeva che molte erano consce delle loro potenzialità, magari per attrarre le menti più deboli nei loro giochi.
Il suo impulso naturale lo spingeva verso un’indole gentile, quasi innocente, ma allo stesso tempo retta. Qualcuno di illibato. Tutto ciò che il suo cuore aveva conosciuto finora solo nello spirito degli animali selvatici, e non era ancora riuscito ad intravedere del tutto nei tanti animali sociali quali erano le persone.

Tuttavia, la sua prima morte aveva infranto la sua coscienza così come i suoi ideali e si sentiva profondamente insicuro a compiere qualsiasi azione. Era incastrato in un limbo di incertezza e si tormentava per questo.

<< Gli animali, quando non si sentono al sicuro, fanno essenzialmente due cose: estraggono gli artigli e si difendono oppure si defilano. >> aveva dichiarato una sera davanti al focolare dove solitamente si incontravano molti Revenant.

<< E tu ti defili? O vuoi sfoderare i tuoi artigli? >> gli aveva chiesto Narah nella sua abituale maniera pungente.

“Non sai quanto lo vorrei, sfoderare i miei artigli e buttarmi a capofitto e liberare i miei più fervidi istinti, ma è una cosa che non posso più fare. Anzi, non voglio fare.” ammise lui nei suoi pensieri mentre con il suo solito << Mh.. >> le rispose a voce.

<< O lottiamo insieme o falliamo. Siamo fratelli di fato >> dichiarò in tono solenne Golkan, il Goliath che lo aiutò ad ambientarsi nella nuova vita post-morte, anche se nemmeno questo riuscì a confortarlo del tutto.


Passò un po’ di tempo e né le minacce, né la materializzazione delle sue paure più profonde, né i gravi eventi che si stavano verificando in quelle terre, furono in grado di coinvolgerlo nuovamente in una guerra di cui si rifiutava a prendere parte.


Ma qualche semplice parola dritta al cuore e una delicata melodia , a volte bastano per scuotere un animo burbero e affranto.

Accadde una sera, che una luce di speranza rischiarò l’oscurità dei suoi pensieri e li illuminò nel profondo, mentre il suono di un canto enigmatico in una strana lingua antica e lontana pervase l’aria.

♪♫♬Musica♬♫♪



Dalla musica presero forma le ombre di due piccoli lupi che correvano fianco a fianco. I due piccoli lupi sembrarono stancarsi dopo aver giocato tra loro a lungo. Si avvicinarono lentamente e si accoccolarono l’uno all’altro, per riposare al sicuro….


Diversi giorni dopo, il ragazzo stringeva tra le mani una piccola ocarina dalla forma curiosa. Mentre si trovava ai confini del bosco, in attesa del momento opportuno, si ricordò le parole di un elfa che gli aveva donato lo strumento musicale in seguito ad una sua richiesta d’aiuto:

“Domani, durante la vostra battaglia, avvicinati ad un albero, fai un piccolo foro nella spessa corteccia ed inserisci all’interno la parte stretta dello strumento. Allora suonalo e le forze della foresta verranno in vostro aiuto….”


La battaglia contro il nemico era vicina, e lui era pronto a fare la sua piccola parte.


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Edited by TalesTeller - 22/3/2021, 15:36
 
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view post Posted on 1/4/2021, 19:53

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3. Un richiamo dal passato


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Una piccola creatura argentea giaceva a terra, rannicchiata sul manto erboso. Un uomo dall’aspetto primitivo che non lasciava trapelare una precisa età, era in piedi di fronte ad essa.

<< E' una femmina. Gli Alpha non hanno fatto in tempo ad insegnarle a cacciare. Morirà prima dell'arrivo del plenilunio. >> setenziò l’uomo senza troppi giri di parole.

<< Non possiamo fare niente? >> domandò il ragazzo dai capelli biondi scuri che gli era di fianco. Si era spenta la sua solita spavalderia di fronte a quell’esserino indifeso e aveva preso posto un’apprensione nascosta che non riusciva a celare. I guaiti, gli occhietti illuminati di vita, il corpicino che si gonfiava e sgonfiava ad ogni respiro, stavano mettendo a dura prova il cuore del ragazzo, che fino ad allora sembrava fosse fatto della stessa consistenza delle cortecce.

<< No, Giovane Draug. Noi non interferiremo. Se è destino che non sopravviva, allora così sia. Persino un albero morto porta alla vita. >>

Il ragazzo si chinò per terra e sollevò la creaturina argentea tra le braccia. Gli tremavano le mani ed era per lui la cosa più pura che potessero aver visto i suoi occhi fino a quel momento.

<< Non posso accettare di vedere questa palla di pelo morire. Se non lo farà nessuno, mi prenderò io cura di lei. La svezzerò e la riporterò dai suoi simili, Jordis. >>

<< Lo sai che il Cerchio del Crepuscolo non è daccordo su questo...>>

<< Vecchio orso!! Io non faccio parte del Cerchio. Se c'è ancora una sola possibilità di salvare questa bestia io non la perderò. Io non l’abbandonerò. >>

<< Rifletti. I lupi ti insegnano ad essere più ponderato, a vedere le cose con altre prospettive. Ti sembreranno strane o crudeli certe scelte da compiere, ma l'equilibrio della foresta non dovrebbe essere mai alterato. >>

<< Me ne infischio! Non sei stato proprio tu anche ad insegnarmi di non sprecare vite? Davvero ha senso lasciarla morire così? >>.

<< Se ti leghi a lei potresti salvarla ed il tuo cuore ne gioverà. Ma bada, porterai dietro anche un fardello che dovrai essere in grado di reggere. Non credo tu sia ancora pronto per questo. >>

<< Ma almeno potrò dire di averci provato!! >> la tenne ancora più stretta a sé mentre diceva ciò, come a difenderla dal mondo intero. << Non mi farai cambiare idea!! Io non la abbandonerò. Noi siamo parte del tutto. >>
L’uomo guardò a lungo il ragazzo che teneva in braccio l’animaletto. Nonostante avesse cercato di tramandargli tutto il suo sapere, il giovane era ancora dannatamente sfrontato ed impaziente. Forse quel legame gli avrebbe trasmesso qualcosa di nuovo. L’uomo tirò un sospiro e riprese a parlare:

<< Lascerò scegliere a te, Giovane Draug. Bada che non si torna indietro. Se ti prendi cura di questa creatura dovrai promettere a te stesso di esserne responsabile. Sai cosa succede quando manchi una promessa così importante? Perdi la strada e ti smarrisci nella selva… >>

………….


Il ragazzo reggeva un calice in mano mentre osservava al suo interno il proprio riflesso.
Il liquido che stava bevendo era fruttato e privo di ogni traccia di alcol.
Sul tavolo era presente qualche bevanda, del cibo ed un libro dalle vecchie fattezze con un grosso lupo nero sulla copertina.

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Chi era davanti a lui in quel momento gli stava sorridendo e mentre lo guardava con occhi fieri gli disse:

<< La verità è che stai lottando molto più di tanti altri. Hai molta più volontà di quanto tu stesso ne avessi coscienza, probabilmente...solo il cielo sa di quanto tu sia ancora capace, Kith. >>


Già...di che cos'era realmente capace?
Una serie di eventi avevano sopito i suoi istinti, ma ora, senza l'alcol che gli annebbiava la mente, si stava risvegliando qualcos'altro.
Un richiamo dal passato che prima ignorava.
Un richiamo di fuoco, di sangue e...di morte.



I Sicari provenienti dall'Amn avevano colpito di nuovo inaspettatamente.
Uno di loro aveva ancora la forza di schernire Kith e i suoi compagni di viaggio, nonostante fosse legato per bene dalle corde di William, uno di quei marinai approdati tra i Revenant. Il prigioniero diceva che i Revenant avrebbero avuto i giorni contati e che lui seguiva la vera Luce che è l'assenza totale di essa.
Fu Kith a chiedere di catturarne uno per interrogarlo e ora se ne stava quasi pentendo. L'individuo era uno dei servi abbietti del Re delle Ombre, colui che aveva trasmesso un potere a qualcuno di sua conoscenza, forzando le sue intenzioni.




Il coinvolgimento personale di Kith rischiò di mandare a monte l'interrogatorio e quell'uomo l'avrebbe strozzato con le sue stesse mani, seduta stante, per farla finita.
Ma una reminescenza del passato gli fermò la mano.
Qualcosa si stava facendo largo nel suo animo: una rabbia che stranamente lo faceva sentire meglio in quel momento.
Al prigioniero avrebbero riservato un trattamento speciale. Che fosse per sopravvivenza o vendetta personale, meritava di riceverlo...



Recentemente c'era qualcosa di marcio nel Bosco dei Lunghi Denti che irretiva gli animali e Kith aveva tutta l'intenzione di scoprirlo. I cinghiali si stavano comportando in maniera molto strana poiché attaccavano anche se non minacciati, non temevano per nulla il fuoco e per di più raggiungevano gigantesche proporzioni mai viste.
Uno di essi era lì, di fronte a lui, che grugniva e sbuffava. Emanavano una grande tristezza i suoi occhi, come se con il solo sguardo stesse chiedendo di essere ucciso e di mettere finalmente fine alla sua sofferenza. Non vi erano ferite visibili sul corpo, anche se era chiaro che qualcosa lo stesse erodendo all'interno.
L'animale infine lo assalì con le sue zanne, carico di ferocia e andò a rifugiarsi in un angolo scuro della foresta.

Nella mente angosciata di Kith passarono immagini nitide di un evento vissuto in precedenza.

Schiere di soldati che si scontravano con esseri insoliti. Rumori di spade e lance frantumate.
Versi di dolore. Vite spente. Ed il fuoco che avvolgeva tutto nelle sue fiamme.

Paura. Sofferenza. Desolazione...Rabbia.


<< Non riesco a vedere una sola via, Narah. Forse non ho ancora scelto chi essere. >>

<< Chi sei in realtà emergerà da solo. >> gli aveva risposto la ragazza mentre lo osservava con aria pensierosa << Quando meno te lo aspetti e al momento più opportuno, quando sarai costretto a fare una scelta. >>


♪♫♬Musica♬♫♪




Una notte, Kith fece un sogno.

Si trovava su una rupe che sovrastava i boschi circostanti. Cercava di parlare, ma non ci riusciva. E allora una voce prese forma e cominciò a cantare, lontana, in un tono diverso dalla ninna nanna che già conosceva, un tono più inquietante.
La luna lo abbagliava con i suoi raggi misteriosi.
Lui voleva andare da quella voce. Voleva raggiungerla.
Sentì una fitta al petto e si guardò le mani. Aveva lunghi artigli sulle dita che si stavano deformando.
La voce era sempre più lontana e non riusciva a raggiungerla.
E lui si stava trasformando...in un mostro.


<< Se Loro oseranno anche solo toccarti, l'ultima cosa che vedranno saranno le zanne di un lupo molto cattivo...>>

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Edited by TalesTeller - 3/4/2021, 14:29
 
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view post Posted on 12/4/2021, 19:49

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4. In cerca di risposte

Un oscura nebbia si stava diradando per fare posto ad un paesaggio da incubo.
Le montagne sorgevano dalla terra, ma erano perverse ed inquietanti. Nell'aria si sentivano echi di voci snaturate, sussurri sconcertanti, urla sorde, e vi erano costruzioni in lontananza dall'aspetto contorto e logoro. Un infame riflesso, distorto e angosciante di ciò che esisteva nel reame fisico.
Poichè il luogo in cui si trovava ora Kith insieme ai suoi compagni, di fisico aveva solo un vago ricordo.
Era il Reame delle Ombre.

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Si erano trovati al cospetto del Re di quel piano, affabile nei suoi modi, subdolo nei suoi scopi.
Zil'al. Se era noto che tra i ranger vi erano nemici prescelti, lui sarebbe stato l'acerrimo nemico di Kith.
Non era la prima volta che lo incontrava, e stava imparando a conoscerlo...e ad odiarlo. Lo odiava perchè giocava con delle vite innocenti. Perchè vedeva i suoi occhi brillare in quel perverso gioco, e nel suo scellerato egocentrismo attirava e illudeva chi stava ingaggiando una battaglia con sé stesso.

E che cosa brama di più in assoluto chi lotta dentro di sé?

Risposte. Quelle risposte che potrebbero finalmente mettere un punto e magari, fornire un nuovo inizio.
Ma se le risposte che si cercano rischiano di essere fuori dalla propria portata?

Per Kith, una di queste riguardava il ritorno della lupa dal manto argenteo. Ciò che era successo in passato non si poteva cambiare, eppure, la creatura era tornata e per un po' di tempo l'aveva seguito a distanza.
Altri Revenant la videro, coloro di cui Kith si fidava di più, ma nessuno sembrava dare troppo peso alla paura viscerale che cresceva nel cuore del ragazzo.
La creatura aveva cominciato a comportarsi in maniera sempre più nervosa nei suoi confronti, soprattutto da quando si era unita ad un compagno maschile della sua stessa specie. Quando Kith pensò di vedere prendere forma uno dei suoi peggiori incubi, fu costretto ad allontanarla con un piccolo strumento per evitare l'irreparabile.
Passarono i giorni e la creatura non sembrò palesarsi più dopo l'accaduto. Forse se n'era andata definitivamente.

O forse sarebbe tornata...per vendicarsi.



Kith aveva ricevuto una prima risposta ai suoi dubbi interiori durante una serata trascorsa con alcuni compagni di avventure.
Fu testimone infatti di una scena che aveva vissuto in precedenza diverse volte, in prima persona, ma in questa occasione la vide da un altro punto di vista.
Le notti che riempiva di birra e di donne, messe entrambe sullo stesso piano, oggetti da usare per riempire i vuoti che credeva incolmabili. Le notti in cui si sbronzava marcio e veniva trasportato in camera da qualcuno, non prima di aver portato gli animali più strambi in locanda per aggiungere ulteriore caos nella sua vita e in quella di altri.

Anche se a Kith costava ammetterlo, man mano si stava rendendo conto di avere qualcosa da perdere. Si era legato molto ad alcuni Revenant e cominciò ad instaurare amicizie ed alleanze, allo stesso modo, anche antipatie e a difendere i propri ideali con chi credeva potesse ostacolarli.

Solo qualcuno però riuscì ad addomesticare un lupo ferito e un po' scontroso.

Nel periodo della sua serena rassegnazione, lui l'aveva abbandonata in una cripta e si erano battibeccati diverse volte, in un continuo incontro e scontro senza fine. L'ironia più grande è che il ragazzo, agli inizi, non poteva sopportare quella che riteneva una presenza saccente ed invadente, che metteva a nudo le sue debolezze più grandi.
Ma fu proprio lei a fare breccia nel suo cuore e a tirargli fuori qualcosa che non si sarebbe mai aspettato.
E come se il destino non fosse già abbastanza beffardo di per sè, i due potevano avvicinarsi l'uno all'altra entro certi limiti.
Le ombre, altrimenti, incontrastate e incontrollabili, avrebbero preso il sopravvento.
Quando entrambi se ne resero conto, dal viso di lei scese una lacrima. Una mano la raccolse, come il vento raccoglie una goccia di rugiada che scivola su un petalo di fiore. Bello, fragile...che si ha paura di rompere.

Mentre il ragazzo si apprestava a raggiungere la sua tana tranquilla, fuori dal caos e lontano dagli affanni della cittadina, nella sua mente risuonarono delle parole che aveva sentito in una piazza gremita di persone, parole uscite da un cuore fragile e indomito al tempo stesso:

<< Scommetterei tutto ciò che ho di più caro al mondo, che tra quelle braccia forti sembrerei ancora più indifesa, ma chissà se, stretta con il mio corpo contro il tuo, potrei sentirmi nel posto più sicuro di questo strano mondo.
Vorrei poterti dire qualcosa, qualsiasi cosa, ma resto come una bambina, sciocca e ingenua, a guardarti mentre parli dei tuoi mille viaggi. E sorrido, con la speranza che quel sorriso possa tradire ciò che sento. >>

♪♫♬Musica♬♫♪



Continuò a camminare lungo il sentiero. Le stelle brillavano di meno mentre la notte inghiottiva tutto con il suo oscuro manto. Un enorme ombra sembrava sovrastare il mondo intero.
La stessa ombra che lui ora temeva e che avrebbe potuto fare svanire la sua luce di speranza.
Quando gli occhi erano umidi e le emozioni erano in procinto di scoppiare, qualcosa attirò la sua attenzione.
Davanti a lui un piccolo fiore spuntava dal terreno, sferzato dal vento in tempesta. Un insetto vi si posò, ne succhiò il nettare e si allontanò. Avrebbe portato in altri luoghi il polline impigliato tra le sue zampe. Ed eccola davanti a lui, un'altra risposta.

<< Anche quando le cose sembrano perdersi in assenza di luce...la vita trova sempre una strada. >>

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<< Allora un giorno ti rapisco. Preparati. Sarà tutto ben organizzato, in modo da non destare sospetti. >> lo diceva come la cosa più naturale del mondo.

<< Rapirmi? Per portarmi dove? >> rispose una voce divertita.

<< Per portarti in un luogo di luce. Dove le ombre vivono quiete. >>

Edited by TalesTeller - 20/4/2021, 14:54
 
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5. Solo un pò di oscurità

Un canto lento e profondo si diffondeva mentre le tenebre avvolgevano il corpo della figura femminile.
Aveva gli occhi neri come la notte. Il respiro lento, controllato.

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Quando il canto cessò, le ombre cominciarono ad affievolirsi e a scomparire nell'ambiente circostante. Una chiamata era stata fatta. E qualcuno, dall'oscurità, forse sarebbe giunto a prenderla.

Kith aveva sperato che lei riuscisse a trovare le risposte che cercava.

Ma ora..chi era quella di fronte a lui?

Tentacoli neri come la pece la circondavano ed un sorriso gelido mai visto prima le ottenebrava il viso.
La prima cosa che venne al ragazzo quando la vide, fu una tremenda fitta al cuore, seguita da una stilettata di angoscia, rassegnazione e rabbia.
Una delle persone che erano presenti non migliorò di certo la situazione reagendo in maniera provocatoria, ed il ranger, senza pensarci due volte, le diede un sonoro pugno in volto per farla tacere.
L'oscurità che aleggiava attorno alla ragazza di fronte a loro non attendeva altro e si alimentò di quella tensione, diventando ancora più terrificante.
Kith guardò la propria mano ancora stretta nel pugno che aveva appena sferrato e gli venne un atroce ed inquietante dubbio.
Doveva controllarsi..doveva almeno provarci.

Si sforzò di pensare ai momenti più sereni e spensierati che aveva passato con lei. Quando si prendevano in giro a vicenda con leggerezza, quando fecero le sfide di corsa nel bosco, quando giocarono ad essere una coppia di lord altolocati, quando si presero a cuscinate, quando si tennero per mano e ammirarono l'alba insieme...
Per un solo istante, la ragazza sembrò reagire in maniera diversa, leggermente più confusa. Era evidente una certa lotta dentro di sé.

All'improvviso, chi in precedenza era stato percosso intervenne di nuovo ed il fragile controllo delle emozioni, che Kith stava cercando di mantenere disperatamente, crollò.

Di nuovo, quello sguardo ferale sul volto della ragazza. Quel sorriso gelido.


Poi, il Buio.
Nella sua mente, Kith si trovava in una fitta boscaglia, attraverso cui la luce non riusciva a filtrare. Era incatenato da piante e rovi che lo immobilizzavano.

♪♫♬Musica♬♫♪




Una triste voce risuonò nei suoi ricordi come un'amara promessa.

" Se le cose dovessero mettersi male......"



Le braccia si tesero per forzare ciò che lo avviluppava.

" ......fa in modo......"



Riuscendo a liberarsi in parte, con le mani a tentoni, cercò disperatamente una via d'uscita.

"......che io venga fermata."



Invano. Non c'era via d'uscita.
Si trovava in una selva, sperduto ed incatenato dai suoi grovigli.

Ora la figura femminile l'avrebbe liberato dalla sua tensione.
Mentre gli occhi diventavano neri come la notte uno sguardo divertito le dipinse il volto.

Un portale di tenebra si aprì e lei ci finì dentro, scomparendo.

Ogni suono nell'aria si interruppe improvvisamente.

Una violenta esplosione di energia negativa travolse il ragazzo.

Il suo corpo cadde come una foglia d'autunno la quale, impotente, non può che cedere alla fredda forza dell'Inverno.

Può soltanto cadere. E morire...

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Edited by TalesTeller - 18/5/2021, 11:52
 
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view post Posted on 26/4/2021, 18:07

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6. Il Branco, Il Lupo e La Luna




Erano balzati fuori all'improvviso e li avevano colti di sorpresa.
Forse chi aveva fatto credere a tutti di essere scomparso era diventato nervoso e aveva mandato il comitato di benvenuto.
Ciò che videro gli individui giunti fino alla tomba nel deserto, furono guerrieri comparire da nuvole d'ombra.
Erano lesti nei movimenti, le loro ottime abilità ginniche e marziali non lasciavano quasi scampo. L'imboscata aveva colto tutti impreparati. Kith strinse i denti quando ricevette una pugnalata su un braccio, non fece in tempo a reagire poiché il suo assalitore si era già fuso nuovamente con l'oscurità.
Quei sicari giocavano sporco. Se il ranger aveva anche una sola possibilità di sopravvivere ai loro attacchi, doveva giocare sporco anche lui. Atterrito, vide alcuni suoi compagni cadere sotto i loro micidiali colpi.
Non c'era più tempo, doveva agire adesso.
Estrasse velocemente due pietre da una tasca, una rossa e una nera, se l'era procurate per qualche favore e a peso d'oro da una certa maga dai vestiti scuri. Il sangue della ferita gli scendeva lungo il braccio, si sforzò a non badarci più di tanto.
La mano libera dall'arma strinse a sé le pietre con tutta la forza che aveva in corpo ed un campo di energia magica lo circondò, mentre la lama del suo stocco venne avvolta dal fuoco.
Un tempo si sarebbe spaventato molto da quest'ultimo, ma alcuni suoi freni inibitori erano stati alleggeriti tramite uno spiacevole incontro con uno di quei ragni allucinogeni dei Picchi delle Nuvole.
All'improvviso gli apparse alle spalle un altro sicario che lo pugnalò ancora una volta, senza pietà. Tuttavia, chi venne colpito maggiormente fu proprio l'assalitore, respinto da una violenta scarica di energia magica.

Un piccolo urlo di dolore si sprigionò nell'aria.

“Beccati questo bastardo!” pensò Kith in un ghigno di soddisfazione mentre l'avversario incespicava all'indietro confuso. Senza aspettare un secondo Kith sollevò la sua lama infuocata e colpì l'uomo agonizzante più e più volte. Il nemico scomparse di nuovo e riapparì poco più avanti, mentre crollava a terra esanime.
“Zil'al. Un piccolo punto per me, questa volta.” mormorò il ragazzo con un sorriso che sapeva di vendetta.



<< Tutto l'Amn deve sapere che io sono ancora vigile, e non lascerò impunito chiunque abbia osato profanare le terre di passaggio delle anime defunte. >> aveva detto il grosso cane nero il quale, nonostante fosse tenuto incatenato dai funghi e dalle melme, cercava con tutti i suoi sforzi di ergersi con fierezza davanti a chi era giunto al suo cospetto.

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<< Il falso re presto capirà cosa significa avere paura del buio. Io non lo guiderò al sicuro quando egli cadrà, trascinato nell'abisso dalle ombre che oggi schiavizza. >>


Zil'al non era il vero re delle ombre che proclamava di essere.
Di certo, poteva essere considerato il re incontrastato degli inganni poiché egli aveva acquisito un potere enorme ed era riuscito a tessere i suoi subdoli giochi tra i Revenant tramite una preziosa esca. Ora, nella sua stessa ingordigia, aveva attirato quest'ultima verso un entità che lui stesso temeva.

Come se non bastasse, altre gravi minacce bussavano alle porte dei reami.

I popoli del Bosco dei Lunghi Denti stavano subendo sempre più la corruzione delle Streghe. Elija, l'araldo della strega Annis, aveva sguinzagliato creature mai viste prima, Lupi Mannari e Troll con una ferocia senza precedenti, e ragni in grado di sconfiggere persino l'immortalità dei Revenant.


Come poteva Kith sperare di combattere con le sue sole forze nemici così temibili?

Tempo fa, aveva sentito vociferare dai druidi del Cerchio del Crepuscolo a proposito di un segreto che agli uomini mortali non dovrebbe essere mai concesso.
Un segreto..per tornare ad un lato primordiale e selvaggio della natura umana, uno stato della vita essenziale e puro e quindi incontaminato dai poteri occulti che si sono risvegliati nell'ultimo secolo.

Fosse anche riuscito ad ottenerlo, quale sarebbe stato il prezzo da pagare in cambio di una conoscenza del genere? Sarebbe stato qualcosa di reversibile?

Riuscì a conferire con i druidi che aveva aiutato di recente, ma la morte causata dal portale d'ombra l'aveva sconvolto nel profondo. Il segreto per ora poteva aspettare perché c'era una cosa più importante.
Diverse parole echeggiarono nella mente, parole semplici e pure intrecciate a legami speciali.

.........................



"La vita è una ruota che gira. C'è la morte. Poi..si rinasce. Ma bisogna avere molta forza per sbocciare di nuovo. Sono contenta che tu abbia trovato quella forza."

" Ammett...che mi sei sempre stato simpatico, fin dall'inizio."
" Troveremo una soluzione, insieme. "


" Le nostre vite sono intrecciate a quelle di tanti. E' fare parte di un branco che ci da gioia, no?"

" Non sei obbligato ad essere forte. Ma se non lo sarai, perderai tutto."

" Mi piace passare del tempo con te, mi fa dimenticare un po' di tutto. Grazie di essere così..te."

" Uno dei doni più preziosi che avete sono i vostri sogni, non lasciate che essi vi vengano portati via.."



.........................



Quei sogni e quelle speranze non le avrebbe abbandonate proprio ora e si sarebbe battuto per esse.
Il branco doveva rimanere unito.
Lo fece sapere alle persone a cui si era legato di più e ad una in particolare.


<< Non credo a quello che sto per dire. Non l'ho mai detto apertamente. >> disse spostando lo sguardo verso un punto vuoto << In questo momento vorrei...>> si girò nuovamente verso di lei <<..vorrei abbracciarti, darti tutte le coccole che meriti. E baciarti. I-io lo sò che non lo posso fare...altrimenti le ombre si arrabbiano molto e perdi il controllo, ma... volevo che tu lo sapessi.>> sorrise comprimendo le labbra chiuse, mentre gli si inumidirono gli occhi.

Due cuori sarebbero rimasti vicini, ma i corpi distanti fino a che il tempo e le loro azioni avrebbero saputo dare maggiori risposte.

I Nemici avevano provato a spezzare la loro volontà.
Gravi eventi erano accaduti e avevano rischiato di rompere le loro anime già infrante.
Ma il loro legame era uno di quelli fuori dal comune, uno di quelli che comunque sarebbe andata sapevano di poter contare l’uno sull’altra.
Prima che si separassero, lui la guardò per un lungo istante come il lupo su una rupe guarderebbe la sua luna in cielo.

Era giunto il momento di andare incontro al vero richiamo del passato. E questo richiamo aveva un nome: Wen.

♪♫♬Musica♬♫♪




Il ragazzo adesso era pronto.
Una Luna argentata si stagliava nella volta celeste e sembrava vegliasse su di lui, anche se il chiarore creava ombre irrequiete, ombre difficili da controllare.


“ Wen, sto venendo a cercarti! “ pensò con aria decisa.


Prese a camminare, accelerando il passo fino ad arrivare a correre sempre più veloce, scomparendo infine nel fitto della foresta.

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Edited by TalesTeller - 7/10/2021, 13:35
 
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view post Posted on 14/5/2021, 13:38

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7. L'ombra che avanza - Parte 1

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Kith osservava l'orizzonte di fronte a sé, aggrappato ad un albero avvizzito sul bordo di un altura, al fianco del mare. 
Il vento soffiava impetuoso scuotendo i suoi capelli biondi scuri e rimbalzava sulle onde che si infrangevano contro la costa.

♪♫♬Musica♬♫♪




Erano giorni che non si dava pace e faticava a dormire. 
Ogni notte, i suoi sogni agitati venivano scossi dal ricordo di un Portale d'Ombra che esplodeva su di lui e lo trascinava verso un inevitabile fato. 

La morte. 

Davanti ai suoi occhi apparve qualcuno che conosceva bene, ma non pareva esprimere alcuna emozione. Solo un sorriso gelido le dipingeva il volto. Un tentacolo nero lo stava per raggiungere per prenderlo nella sua morsa.

Il ragazzo strinse gli occhi e scrollò la testa cercando di togliersi questi pensieri di dosso.


Esisteva qualcosa di peggiore della morte.
Cadere nell'ombra l'aveva riportato indietro.

E ora, ricordava ogni cosa...

<< Allora? Dove si nascondono i tuoi amici? >> chiese una voce tagliente.


<< Ammiro la tua tenacia, soldato.>> rispose con una punta di ironia una voce provata dalla sofferenza.



<< Finiamo questa farsa!! Nessuno voleva questa guerra! Se quei druidi avessero usato un po' più di cervello, non saremmo qui a dannarci! E gli animali che li seguono? Buoni solo allo spiedo o per servire la vera forza di queste terre, rappresentata da noi uomini. Non capirò mai fino in fondo che cosa significhino veramente quelle bestie per voi, sai? >> affermò l'uomo mentre si interruppe in un ghigno divertito.

Un grande ringhio proveniente da una gabbia nelle vicinanze riempì l'aria.



<< Lasciate andare lei. La lupa non centra niente.. >>

<< Allora unisciti al Signore di RedLarch e aiutaci a stanare i tuoi amici boschivi! E noi eviteremo di cucinarci la tua amica per cena. Mi sembra un compromesso equo. Hai qualcosa da dirci dunque? >>

<< Si. Dite al vostro signore..questo!! >> rispose l'altro accennando il segno del dito medio, a fatica, poiché aveva le mani legate ed il corpo martoriato.
Sputò in faccia all'interlocutore che gli stava di fronte. Quest'ultimo si asciugò con calma la saliva dalla guancia e fece un sorriso di scherno.

<< Ah!! Bene, bene. >> fece una pausa avvicinandosi al prigioniero e prese a sussurragli all'orecchio con una voce da brividi << Abbiamo una testa calda qui. Lo sai che fine fanno le teste calde quando cominciano a scottare troppo? Fanno esattamente come gli alberi. Se ne stanno zitti e bruciano... >>






….......Un fulmine squarciò le nuvole nel cielo ed interruppe i suoi ricordi.


Il ragazzo aggrottò la fronte e digrignò i denti, sbuffò aria dalle narici mentre la rabbia gli montava.
Recentemente si era sentito accerchiato da molte persone.

<< Le cose diventano un affare di stato, per un certo periodo. Poi la gente va avanti e dimentica.>> gli aveva detto qualcuno in un sorriso amaro.

Gente che chiedeva con leggerezza perchè lui fosse così inquieto e preoccupato, gente che tentava di torchiarlo per ricevere informazioni che non poteva e non voleva dare. Parole limpide, di chi un tempo credeva un amico, erano illuminate da una luce distorta e nascondevano una sinuosa minaccia, facendosi strada tra i suoi timori più grandi.

Chi gli stava a cuore rischiava di essere in pericolo. Si sentiva minacciato nei suoi ideali, in ciò che pensava sarebbe rimasto seppellito per sempre sotto alle fiamme.
Era già accaduto in passato che degli uomini in armature luccicanti gli portassero via tutto ciò che gli era caro.
Non poteva permetterlo, non di nuovo.
Il respiro agitato tornò ad essere regolare, man mano che cominciò a riflettere.
Lo sguardo calò su qualcosa che aveva lasciato per terra.

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Si chinò per sollevare uno strano oggetto di forma ovale, sormontato da un aura incandescente che non sembrava mai spegnersi.
Il lascito di un antica accademia avrebbe potuto scatenarsi, se non ci fosse stata altra scelta...

Edited by TalesTeller - 16/5/2021, 10:38
 
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view post Posted on 25/5/2021, 17:01

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8. L'ombra che avanza - Parte 2


<< Lo senti Giovane Draug? Questo è il richiamo dell'odio. Ascoltalo, e vedrai tutto ciò in cui credi distorcersi in un tripudio di sofferenza. Abbraccialo, e con le tue stesse mani distruggerai anche ciò che ami. Quando l'ombra incombe sulla selva, dovrai imparare ad attraversarla con occhi non velati dall'odio. E forse, troverai una via d'uscita...>>





In un Aegisgard devastata e distorta, dove le streghe avevano reso succubi tutti suoi abitanti, Kith si erse in piedi stringendo una lama infuocata, troneggiando sui suoi compagni.
Tentacoli candidi l'avevano preso nella loro morsa e qualcosa si era impossessato di lui.
Tutto l'odio che aveva trattenuto fino ad ora si era sprigionato ed il ragazzo avrebbe ascoltato il suo richiamo. La lama cominciò a calare implacabile sui compagni atterriti, i quali lo imploravano di fermarsi.

<< Venite qui amici....porrò fine alle vostre sofferenze!!! >> proclamò in una risata sinistra.

Fu terribile la lotta dentro di sé così come lo fu la situazione. Ma il branco era unito e le persone a lui care riuscirono a liberarlo prima che fosse troppo tardi.
Quello che rimaneva era lo stralcio di un atroce verità rappresentata dalla desolazione di Aegisgard: era ciò che sarebbe potuto accadere se i Revenant avessero fallito. Una visione ed un esperienza del genere furono ulteriori scosse che fecero rialzare in piedi Kith con la forza di combattere:

<< Sono caduto nell'ombra una volta...non cadrò di nuovo! >> affermò infine con rinnovato vigore.

Non poteva perdere le speranze, non dopo che qualcuno l'aveva aiutato a farle rinascere, quando tutto gli sembrava perduto per sempre.

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Bluery Whitemoon. Era lei la ragazza con la coda uncinata che aveva incontrato nella locanda dello Specchio Offuscato, dopo che era giunto lì la sua prima volta. Non era la classica dama da salvare delle fiabe di cui il ranger aveva sentito raccontare al suo villaggio d'origine, durante la sua infanzia. Era una ragazza forte, con una tolleranza e capacità emotive grandi, molto più di quanto lei stessa pensasse, in grado di reggere enormi fardelli.

<< Proteggila. E dai modo anche a lei di proteggerti. Collaborate. E' un compito che potrai affrontare di sicuro, e anche lei. >> l'aveva rassicurato un amico nella sua solita maniera solenne.

Kith l'aveva lasciata andare in cerca delle sue risposte, nonostante fosse consapevole dei grossi rischi che questo ne conseguiva. Aveva continuato a supportarla, con un affetto ed una pazienza che a lei sola dedicava e temeva di mostrare al resto del mondo. Ma non le aveva mai detto cosa fare e come comportarsi, non l'aveva mai forzata. 
Eppure c'è chi in questo fragile momento insinuò atroci dubbi che, nell'animo già tormentato del ragazzo, uniti alla pressione a cui era stato sottoposto negli ultimi tempi,
rischiarono di spingerlo ulteriormente verso una direzione pericolosa, fatta di azioni folli.
Fu solo un momento di debolezza.
Kith riacquistò determinazione e giunse ad una semplice verità:

<< Proteggere non equivale sempre a fare l'eroe arrischiando la propria vita. E' stare anche solo a fianco di qualcuno in un momento brutto. Anche questo è proteggere. >>


Accadde che il grosso cane nero, il quale traghettava le anime defunte, venne aiutato a riprendersi parte del suo potere, ma a caro prezzo. Un nemico all'ombra di un sole risorto era riuscito a piegare e a torturare le vittime dentro la propria mente contorta: il Faraone.
Aveva tolto loro ogni sogno, ogni desiderio, svuotandoli come una tomba scavata con un cucchiaio. Qualcuno perse i propri poteri ed uno solo di loro morì, abbandonando la sua immortalità per sempre.
Bluery e Kith non partirono per quella missione e furono quasi gli unici Revenant a sfuggire alla morsa del nemico, almeno per il momento. Dopo settimane passate ad essere sconvolti ed affranti per le loro vicende, adesso erano quasi gli unici in grado di rincuorare i loro compagni...e chissà, anche a prendersi una piccola rivincita.
“ L'avevo già detto che è bizzarro il destino? Si? “ penso tra se e sé Kith con sarcasmo, mentre cercava di mantenere saldi i propri nervi e supportare le persone care.
L'effetto di quel terribile incantesimo fu comunque temporaneo ed i Revenant, stanchi e feriti, si prepararono ad affrontare nuovamente l'oscurità.



Zil'al, o Il “Buffone delle Ombre”, come lo aveva soprannominato il ranger, era alle strette.
Nonostante fosse riuscito ad impossessarsi del potere della Fiamma di Tenebra, non aveva fatto i conti con altre forze determinate a spazzarlo via dal loro piano. Le ombre schiavizzate dal falso re si erano risvegliate ed in mezzo alla loro furia non c'era spazio per chissà quali piani congeniali.
Non c'era spazio per gli eroi.
Chi le aveva liberate sapeva a cosa andava incontro, o forse, non del tutto.

<< C'è chi direbbe scacciare il fuoco con il fuoco, ma il rimedio potrebbe essere peggiore del male stesso. >> aveva affermato una certa maga dai vestiti scuri prima che ciò accadesse.

Il mondo aveva dimostrato ai Revenant di quanto loro fossero minuscole parti di esso.
Per quanto si fossero sforzati ad agire diversamente, l'oasi felice creata da Zil'al insieme ai suoi abitanti aveva probabilmente un destino già segnato.
Ci furono morti innocenti ed un nemico indebolito, ma non ancora sconfitto.
Una vittoria amara.


♪♫♬Musica♬♫♪





I vortici d'ombra si spensero nella cittadina di Aegisgard e le luci fioche tornarono a rischiarare le sue case durante la notte.

<< Ombre e luci, Narah. Sembrano quasi stare allo stesso passo, adesso. >>

<< Ombre e luci. E' giusto che stiano in perfetto equilibrio. >>

Chi avesse bene teso le orecchie, avrebbe potuto sentire un eco lontana di un canto ieratico e struggente, il quale, unito al suono di una cornamusa, piangeva i propri morti.


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Edited by TalesTeller - 10/6/2021, 11:59
 
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9. Faccia a faccia


<< Il Falso Re è fuggito nel suo covo, rintanato come un topo. Benchè il distopico paradiso sia andato in frantumi, il suo potere è ancora vivo in lui, quindi anche se recluso non va di certo sottovalutato. La Fiamma di Tenebra protegge ancora lui e i suoi seguaci >> aveva ammesso in tono grave Inepu, il Cane dei Defunti.

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Kith aveva un bruttissimo presentimento in merito. Era determinato come non mai a fare quel viaggio, era insieme a persone a cui si era legato particolarmente ed avevano tutti ricevuto la benedizione di Inepu per proteggersi dai pericoli che si annidavano tra le ombre. Eppure...le cose erano andate molto storte ultimamente: aveva l'impressione che più si tentasse di agire per indagare sugli eventi e più la situazione peggiorasse. Avevano già fatto un grave passo falso durante l'assalto dei Camminatori d'ombra. E se il Falso Re li stesse attendendo nel luogo dove si sentiva più forte? E se fosse stata una trappola? C'era solo un modo per scoprirlo...


….....<< Siete venuti a perdervi nel buio, Revenant? >>

L'eco della voce che rimbombò nel tetro corridoio lo riportò al presente e gli fece ricordare dove si trovasse ora: l'ultimo nascondiglio di uno dei suoi acerrimi nemici, il quale odiava con tutto il cuore, perchè è proprio ciò che gli aveva fatto sanguinare. Una densa aurea d'ombra aleggiava in quegli angusti tunnel e rendeva ancora più difficile l'avanzata.

<< Vieni qui a combattere, Zil'al!! >> urlò Kith assottigliando gli occhi.

<< E allora vieni da me... >> rispose la voce di un uomo nella sua mente.

<< Contaci pure codardo, ma non sarò da solo! >>

Una risata sinistra si sprigionò nell'aria e la voce nella mente riprese a parlare.

<< Dici a me codardo e venite in sei! Chi è il vero codardo qui? Ti farai proteggere anche stavolta senza riuscire tu a proteggere nessuno? >>

Kith digrignò i denti e chiuse gli occhi comprimendoli, cercando di trattenere le sue emozioni.
<< Il povero ranger è il cucciolo del suo Branco! >> aggiunse la voce in una risata ancora più accesa.

Un senso di oppressione invase il ragazzo perchè da quelle parole, da quella tenebra, emergevano le proprie debolezze ed era difficile reagire con indifferenza. Da quando aveva smesso di bere e aveva ripreso consapevolezza del suo legame con la natura, era diventato più forte, ma non abbastanza. I demoni del suo passato erano rimasti al varco ad attenderlo, l'avevano ghermito alle soglie dell'oscurità ed ora rischiavano di trascinarlo dentro ad essa.



<< Non permettergli di giocare con te… >> disse un altra voce familiare in un sussurro.
Il ragazzo sembrò riprendersi a quest'ultima frase, annuì con aria provata e aprì gli occhi aggrottando la fronte.

<< Almeno io ce l'ho, un branco. >> disse infine.

Ironia della sorte, era stato proprio il marchio della Strega a condurlo ad una piccola cerchia di persone attraverso cui percepiva un senso profondo di accettazione.
Ma quanto era rimasto fedele a questa cerchia?

Era bastato l'incontro con un essere per mettere a rischio i suoi legami: una creatura affascinante, persuasiva...e pericolosa.
Corna ricurve adornavano la sua testa, dalla schiena si spiegavano due ali di pipistrello ed una sinuosa coda le avvolgeva le gambe.
Kith aveva incrociato i suoi occhi, ed uno sguardo invitante gli aveva promesso le passioni più grandi e nascoste che poteva solo lontanamente immaginare. L'aspetto gli ricordò vagamente qualcuno che conosceva bene, anche se quest'ultima non aveva nè ali né corna ed ultimamente non poteva neanche sfiorarla.
Dopo quell'incontro, aveva cominciato a vedere le donne a lui più vicine in maniera diversa, si era sentito stanco di resistere, di tormentarsi.
Si era sentito solo.

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Stava per arrivare ad un passo nel tradire uno dei suoi legami più grandi, ma si era fermato in tempo aggrappandosi a quel forte senso di lealtà, affetto e dedizione che aveva imparato a conoscere. Era forse ciò che i bardi chiamavano amore?

“Ma l'amore non è stato in grado di salvarmi, né di salvare te quando ti ho ucciso creando quel portale d'ombra” gli aveva detto qualcuno, con voce piena di rammarico e rabbia repressa “Il nemico si nutre anche di ciò che ritiene siano le nostre debolezze” aveva affermato infine.

Era tristemente vero.
Eppure neanche l'ombra era riuscita a spezzare il loro legame.
Ciò nonostante, qualcosa di diverso dall'ombra l'aveva messo in crisi, ed era la debolezza umana che la creatura dalle corna ricurve aveva veicolato. Non era accaduto nulla di fisico in fondo, ma Kith non negò a sé stesso che i suoi pensieri avessero vacillato.
Lei gli era davanti adesso, lei che gli aveva dato vera fiducia, coraggio e spensieratezza nei loro momenti tranquilli.
Avrebbe voluto parlarle, avrebbe voluto spiegarle.

“Perdonami Blue...” pensò, mentre la guardava intensamente, ma non riuscì a sbiascicare una parola.

Forse l'oscurità avrebbe vinto davvero su di lui e quella sarebbe stata la sua ultima cerca.
Pensò alla foresta di Westwood, ai suoi abitanti, alla lotta che lo condusse alla morte.
Pensò alla sua amica Wen, sperduta in qualche angolo chissà dove.

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Quante creature ed individui delle razze più strane aveva incontrato, quante ne aveva perse per strada.
I cupi pensieri furono scossi dalle voci dei compagni presenti:

<< E si comincia...andiamo? >> chiese Lyanna la barda, la cui capacità di mantenere un tono sempre calmo e gentile stupiva anche nelle situazioni più concitate.

<< Superate i vostri limiti, qui e ora. >> annunciò nella sua classica maniera solenne Golkan mentre armeggiava la sua lama fiammeggiante.

<< E dopo aver "melmenato" le melme...e' giunta l'ora di metterlo a tacere una volta per tutte! >> affermò Claus con sicurezza pronto a dare man forte con la sua magia.

C'è chi non disse niente e strinse forte la balestra in mano, la sua coda uncinata si era attorcigliata tra le gambe, ma nonostante desiderasse con tutta se stessa di essere da altre parti era giunta fin lì, per scontrarsi con colui che le aveva sconvolto e manipolato la vita.

In quel momento le parole di una voce amica riaffiorarono nella testa del ragazzo.
“Chi sei in realtà emergerà da solo. Quando meno te lo aspetti e al momento più opportuno, quando sarai costretto a fare una scelta.” gli aveva detto Narah molto tempo prima, quasi fosse una vita fa, anche se gli era rimasto impresso nella mente.
Anche lei adesso era al suo fianco, pronta a fare la sua parte.

♪♫♬Musica♬♫♪



Ognuno aveva i propri timori e correvano tutti dei grossi rischi, ma erano lì tutti insieme, legati dalla stessa sorte.
Ormai non c'era più spazio per le esitazioni.
L'oscurità si addensò come se si guardasse attraverso una finestra sul fondo dell'oceano, e vi era odore di morte in quella landa desolata e deformata dalle ombre, ombre che andavano affrontate.

<< I lupi sono animali selettivi, Giovane Draug >> le parole del druido Jordis rieccheggiarono in un ricordo molto lontano << ogni compagno lo scelgono con dovizia. La vera forza del lupo non è negli artigli, né nelle zanne, né nella sua furbizia:
La vera forza del lupo è nel branco, il branco che si è scelto. >>

Kith era tornato a combattere, non voleva più stare nelle retrofile come aveva fatto con Shalidor e le creature del sangue. Adesso c'erano solo lui, il branco ed il nemico: avrebbe lottato con tutte le sue forze.

<< Sono io l'unico Re che l'ombra merita! >> tuonò una scura figura che attendeva l'arrivo dei suoi visitatori.

Zil'al! Aveva illuso i disperati di potersi rifare una nuova vita nel suo parco giochi di ombre. Aveva giocato con anime fragili, sfidato e raggirato i potenti, persino il Cane dei Defunti. E aveva usato ed ingannato chi era più caro a Kith con i suoi sporchi egocentrismi! Che fosse per mano del ranger ed i suoi amici o di altri Revenant e creature che covavano vendetta, il Falso Re delle Ombre l'avrebbe pagata cara.

<< Eccomi, Buffone delle Ombre. Sono pronto ad affrontarti adesso!! >>

Frecce velocissime cominciarono a sibilare nel buio, dardi incantati brillarono ed il clangore di lame furenti riempì l'aria densa e tenebrosa.

La resa dei conti era cominciata.

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Edited by TalesTeller - 22/8/2021, 13:03
 
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view post Posted on 6/10/2021, 20:36

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A volte si dice che dovremmo essere grati solo perchè stiamo respirando. Ma quella che si crede vita, la si confonde spesso con la mera sopravvivenza. Ci sono alcune piccole cose in grado di tenerci realmente in vita, rendendola degna di essere vissuta. E se proprio esse vengono a mancare, allora possiamo aggrapparci solo a....

10. Tutto ciò che rimane - Parte 1



Urla selvagge echeggiarono nel bosco di Westwood.

Si era scatenato tutto improvvisamente, come l'argine di un fiume in piena che si sgretola al passaggio di una tremenda ondata d'acqua.
Il carro era rovinato a terra, il sangue era dappertutto. Non era più possibile raggiungere la cittadina in maniera sicura. La carovana era perduta ed il ragazzo si trovava nel mezzo del conflitto.

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Esseri barbari e spaventosi spalleggiati da feroci bestie si scontravano con cavalieri vestiti in armature di metallo.
I genitori del ragazzo speravano che viaggiando fino a RedLarch si sarebbe unito alla milizia cittadina in vista di un futuro migliore, nel quale poter ambire a diventare qualcuno di diverso rispetto ad un taglialegna o ad un bracciante. Poveri illusi.
Ora poteva solo auspicare di non morire, schiacciato dalle due forze armate che lo circondavano.

♪♫♬Musica♬♫♪



In quel turbine di violenza intravide una via d'uscita: uno dei cavalli sopravvissuti si stava allontanando terrorizzato dallo scontro.
Forse c'era ancora la possibilità di recuperarlo e riuscire a fuggire. Doveva tentare!
Proprio in quel momento senti una fitta lancinante.
Una freccia era penetrata nelle carni della sua gamba destra. Un verso acuto gli uscì dalla bocca, gli parve di svenire.
Uno degli esseri brutali gli si parò davanti e si preparò a dare il colpo di grazia. Un uomo in armatura precedette il guerriero ferendolo a morte, ma ricevette a sua volta un affondo da una lancia che lo fece crollare a terra.
Il caos dilagava, i morti aumentavano ed il ragazzo si sentì perduto.
Il cavallo. Era la sua unica chance di levarsi da lì prima che fosse troppo tardi.
Fece un bel respiro radunando tutte le forze che gli erano rimaste in corpo e cominciò a trascinarsi a fatica, in direzione dell'animale.

<< Aspetta! >> gli venne da urlare istintivamente. Non aveva assolutamente idea di come comunicare con l'animale in altri modi.
Nonostante la gamba gli facesse un male cane continuò a muoversi, un senso estremo di sopravvivenza lo spinse a non mollare.
Suoni raccapriccianti risuonavano attorno a lui, suoni di morte che non stavano risparmiando nessuno. I suoi compagni di viaggio forse erano già stati tutti uccisi e non li avrebbe più rivisti. All'improvviso ebbe un atroce sensazione che non avrebbe rivisto nemmeno più il suo villaggio e la sua casa.
Con un impeto disperato prese ad avanzare aumentando il passo, evitando di essere seppellito dai caduti che gli sbarravano la strada.
Fu in quel momento che trasalì, vedendo il cavallo schiantarsi a terra, assalito da un gruppo di bestie selvagge.

“Via di qui, nasconditi tra le piante” gli disse una voce gutturale nella sua mente.

Il ragazzo si domandò di chi fosse, ma non esitò a darle ascolto. Appena ne ebbe la possibilità, si lasciò andare a terra, scivolando dietro ad un gruppo di ginepri.

Poi non vide più nulla. Solo buio.


Il focolare davanti alla locanda dello Specchio Offuscato scoppiettava incessantemente mentre Kith, seduto ai piedi del pesco, osservava le piccole scintille danzare fino a perdersi nella cenere.


Ancora si chiedeva come avesse fatto a salvarsi da quello scontro. Se fosse morto in quel frangente si sarebbe risvegliato lo stesso ad Aegisgard? Chi può dirlo. Erano passati anni da quando si era smarrito nel bosco di Westwood ed in seguito aveva compiuto una scelta che avrebbe cambiato il suo futuro per sempre.

Era sera inoltrata e non vi erano Revenant attorno al fuoco. Alcuni se n'erano andati dopo che le ombre di Zil'al erano state ricacciate, altri erano rimasti, e molti di questi ultimi erano in fermento e non si davano mai pace.
Chi per una missione in nave con una destinazione ignota, chi per affrontare i mostri più strani per ottenere manufatti e tesori nascosti. Quasi nessuno pareva interessarsi a riprendere le forze o ponderare dopo gli eventi accaduti e questo portò Kith a rimanere distante dalla bramosìa di avventura che sembrava affliggesse i marchiati.
Non c'erano canti ad allietare le strade della cittadina. Nessun momento tranquillo attorno al fuoco, nessuna cena in cui fare qualche chiacchiera leggera in compagnia...
Quasi gli mancarono i tempi in cui portava galline e buoi in locanda.

Il culmine del fermento arrivò ad un Torneo che aveva promesso grandi aspettative, ma che si rivelò una trappola mortale dalla quale i partecipanti uscirono incolumi solo grazie alla maledizione del marchio che li proteggeva.

“E poi la gente mi biasima perchè non partecipo a questi eventi mondani” pensò tra se e sé lasciandosi andare in un sorriso amaro. A lui per avere un momento tranquillo bastavano pochi intimi, un luogo silenzioso ed un po' di cibo: gli eventi in grande e le competizioni con i premi in palio non erano per niente di suo gusto.
Chi aveva organizzato il torneo, l'ordine degli accoliti di Llyra, aveva giocato con qualcosa di più grande di loro.
Kith rimase impotente di fronte a tale situazione nonostante gli fossero nati alcuni sospetti mentre osservava gli eventi del torneo susseguirsi.
Persino quello che poteva sembrare un piccolo attimo di respiro si era tradotto in un momento delirante dal quale nemmeno le persone a lui care si erano sottratte.

Un ululato lo ridestò da questi pensieri.
La tonalità acuta, anche se appena percettibile data la distanza, suonava come un adunata. Un lupo, senz'altro, proveniente dal bosco a Nord.
Kith balzò in piedi rimanendo in ascolto per un attimo. Non c'era neanche l'ombra di un Revenant o di un profugo in giro. Qualche cavaliere dell'inquisizione mezzo addormentato e la guardia che faceva la sua solita ronda. Persino quel Gart evitò di fare uno dei suoi classici commenti pungenti.

<< Mello? Hai sentito? >> domandò il ranger.

Nessuna risposta. L'uomo che spesso piagnucolava dietro l'erborista, pareva assorto più sul suo mazzo di fiori e sulle proprie pene d'amore rispetto a ciò che gli accadeva attorno.

<< Lo prenderò come un no...>>

Senza ulteriori riflessioni, Kith prese a camminare, accelerando il passo in direzione del bosco.
Non poteva essere Lei. La stava cercando da un po' ormai, non c'erano stati molti progressi.
Ogni volta che pensava di essere ad un soffio da lei, si accorgeva in realtà di essere completamente fuori strada. Qualche giorno prima aveva individuato delle orme nelle vicinanze del villaggio elfico, ma erano troppo grosse perché potessero essere di Wen. Tuttavia in cuor suo, era quasi certo di non esserselo immaginato quell'odore pungente e travolgente di bosco che gli dava la sensazione di sentirsi osservato da qualcuno..qualcuno che lo stava tenendo d'occhio.
Cercò di togliersi questi pensieri dalla testa e continuò ad avanzare concentrato con l'orecchio teso. I suoi vestiti gli permettevano di mimetizzarsi con l'ambiente e di passare praticamente inosservato dagli abitanti della foresta.
Aveva superato le mura cittadine da un po', quando in una radura notò un piccolo lupo dal pelo grigio che puntava in direzione Nord.
Kith bloccò ogni movimento del proprio corpo rimanendo lì dov'era, in attesa.
Pochi istanti dopo l'ululato si ripetè più poderoso di prima ed il piccolo canide, dopo aver emesso un fioco ringhio, scattò in avanti.

“Anche tu hai quella strana sensazione dentro..” pensò tra se e sé mentre partì all'inseguimento dell'animale.
Corse con quanto più fiato avesse in corpo, il lupo era una scheggia. Il ranger faticava a stargli dietro, ma ebbe la sensazione che la propria presenza fosse stata notata, dato che la creatura lo attendeva nei punti più impervi ed ogni tanto si girava a controllare di essere seguita. Cercò di evitare coloro che sorvegliavano Il Baratro e proseguì fino alla Gola dei Sussurri.

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La corsa finì prima del previsto. Il lupo si fermò a raspare sul terreno, sembrava molto nervoso ed esitante ad avanzare.
L'aria era più pesante e se possibile ancora più silenziosa del solito, al di là dei sussurri di spiriti inquieti che infestavano il luogo.
Kith si accigliò mettendosi sull'attenti, lasciandosi andare ad una sensazione di estremo sospetto.

<< Sono sopravvissuto alla guerra, alle torture, al fuoco, all'ombra, persino ad una strega con i tentacoli...che cosa potrà mai esserci di peggio? >> mormorò tra se e sé con un vano tentativo di stemperare la tensione che lo assaliva.

Il lupo era scomparso.

Kith scorse un vago movimento più avanti, il fitto del bosco non permetteva di vedere bene. Ma l'udito non mentiva: suoni di lotta. Urla gutturali e ringhi feroci.
“Mh...tutto ad un tratto mi sembra di tornare quasi indietro nel tempo.“ pensò mentre un inquietudine profonda gli vibrava in corpo.
Camaleontico, si mosse con passo felpato fuori dal sentiero e man mano che avanzava i rumori della battaglia si facevano sempre più forti e presenti.
Poi lo vide.
Un enorme lupo dal pelo fulvo stava combattendo contro un gigantesco e mostruoso Troll.
Kith sgranò gli occhi e si affrettò ad intervenire, sfoderando la lama dall'elsa. Non aveva molto tempo a disposizione, il lupo sembrava stesse per avere la peggio.
Il ragazzo estrasse le pietre che aveva utilizzato contro i sicari dell'Ombra e le strinse a sé: la lama del suo stocco venne subito avvolta dal fuoco ed un campo di energia magica lo circondò. Con un balzo felino si lanciò all'assalto del mostro, il quale non si accorse immediatamente del suo arrivo. Dopo aver ricevuto un fendente bello assestato, il Troll reagì di scatto e sollevò il braccio in aria emettendo un grido raccapricciante. Kith fu sbalzato dall'urto e cadde prono a terra. Tentò di rialzarsi subito in piedi e di afferrare l'arma che gli era scivolata dalle mani, ma il mostro gli era già addosso e lo colpì alla schiena con una botta tremenda. Il ranger evitò l'ennesimo attacco rotolando su sé stesso, raggiunse lo stocco e brandendolo nuovamente affondò la punta nella pancia del Troll. L'essere emise un altro dei suoi urli spaventosi ed in un impeto di rabbia colpì il ranger con entrambe le braccia, sollevandolo da terra. Kith non fece in tempo a schivare.
Venne colpito in pieno petto, compiendo un piccolo volo e cadendo a terra di schiena.
Qualcosa gli sgorgò dal naso, tra le labbra sentì il sapore del sangue misto a quello della terra. Nonostante le ferite gravi ricevute, Il mostro continuava ad essere tenace e stava per avere la meglio su di lui.
Ma qualcuno affondò le zanne sulle carni del Troll, già indebolite dall'arma infuocata di Kith. Il lupo dal pelo fulvo si era ripreso e non la voleva certo dare vinta.
Staccò di netto una delle membra del mostro e infierì sul corpo esanime. Il mostro stramazzò al suolo, non parve dare più segni di vita.
Kith si lasciò cadere a terra esausto. Si diede un momento per riprendersi e poi realizzò.
<< Eri tu che mi tenevi d'occhio giorni fa, piccolo? >> disse con la voce stanca dal combattimento, abbassando gli occhi ed evitando lo sguardo diretto, mentre si tamponava alla belle meglio le proprie ferite.
L'enorme lupo si fermò a guardarlo pazientemente mentre si medicava, limitandosi ad annusarlo a distanza.
Il ragazzo alzò infine lo sguardo di lui. Il volto si dipinse di un sorriso sereno e tranquillo, gli occhi si ingrandirono appena e parvero diventare lucidi per un momento, caratterizzati da un insolita malinconia.
Fece un piccolo passetto verso l'animale, la mano corse delicatamente in direzione del suo muso. La bestia lo lasciò fare, il suo naso sfiorò il palmo della mano del ragazzo, inspirando a pieni polmoni.
E nell'espirare, fluirono diverse immagini da lui al ranger.
Kith vide qualcosa nella sua mente.

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Vide un branco di lupi. E vide Lei. Vide come cercava di entrare a farne parte, come il lupo dal pelo fulvo l'avesse accolta, dopo che Kith l'aveva mandata via. In quell'istante si maledì di averla scacciata. Se avesse affrontato ciò che lo terrorizzava invece di fuggire...se avesse avuto meno paura di lei.
Vide anche altro.
Immagini fugaci, piene di sangue e dolore, rabbia feroce e primordiale, mentre il branco veniva poco a poco decimato. Decimato da creature come quella che avevano appena sconfitto, creature mutate richiamate da un unico e terribile essere....
Elijah, il Revenant traditore, l'ex araldo della strega Annis.

<< N-no!!!>> Kith sussultò agitandosi mentre il labbro inferiore cominciò a tremargli << Dimmi che è ancora viva...>> strinse gli occhi mentre si copriva il volto con una mano << E' colpa mia. >> ammise infine con rassegnazione. Il lupo dal pelo fulvo lo affiancò e uggiolò appena.
Era un momento quello che stavano condividendo, in cui i sensi di colpa fluirono da uno all'altro per un momento, come se non vi fosse alcuna divisione fra uomo e animale. Il sentimento era il medesimo: la sensazione di sentirsi impotenti di fronte ad un male più forte di loro.

<< Portami al luogo dove c'è stato l'attacco. Ho bisogno di vedere..>> chiese infine Kith, mentre l'angoscia gli saliva nel petto, inquietato da ciò che avrebbe visto.

Edited by TalesTeller - 12/10/2021, 14:37
 
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11. Tutto ciò che rimane - Parte 2

I membri del circolo druidico di Westwood avevano espresso il loro voto. Il giovane Draug non avrebbe fatto parte del Cerchio del Crepuscolo.
La sorte ancora una volta si era dimostrata imprevedibile ed inattesa, il ragazzo aveva compiuto una scelta.
Ed eccola davanti a lui, la sua scelta.

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♪♫♬Musica♬♫♪



Un fagottino ricoperto di pelo argenteo osservava con molta attenzione una farfalla. La sua coda era tesa, le orecchie dritte in ascolto, gli occhi blu luccicanti di curiosità che testimoniavano i suoi primi mesi di vita. Con fare impacciato, immerse il piccolo tartufo umido sul fiore con l'intento di annusare meglio l'insetto. Quest'ultimo se ne volò via in un batter d'occhio, la creaturina fece un balzo all'indietro guaendo appena.
Il ragazzo osservò la scena e provò nell'animo una tranquilla sensazione di pace.
La lupa tenne per un pò la coda nascosta tra le zampe, lo sguardo abbassato e le orecchie ritratte all'indietro. Era piuttosto buffa vederla così, si era presa solo un piccolo spavento. Il ragazzo fece qualche passo in avanti, lei alzò il muso verso di lui e lo guardò intensamente. Rimasero così per un po' ed infine l'animale gli corse incontro annusandolo a piene narici. Il ragazzo le scompigliò il pelo tra la testa e il collo e si lasciò andare in un sorriso tenero, pieno d'affetto. Chiuse gli occhi. Un odore pungente di muschio e abete riempiva l'aria. Quell'odore gli piaceva e sapeva di casa.

Era un legame particolare, fatto di sguardi e di comprensione silenziosa.

Prima di smarrirsi nelle profondità di Westwood, Kith aveva sempre temuto le creature del bosco. Fin da piccolo gli abitanti del suo villaggio d'origine gli avevano insegnato che proprio i lupi erano tra gli animali selvatici più pericolosi e come tali andavano cacciati e uccisi.
Dopo che gli Alpha erano morti, Kith aveva provato a portare il cucciolo femmina nei territori dei branchi sopravvissuti, con la speranza che l'avrebbero accolta e insegnato a cacciare. Ma dopo notti di attese interminabili, nessuno dei suoi simili venne a prenderla.
I druidi d'altra parte non volevano intervenire ed alterare l'equilibrio naturale. Fu così, che qualcuno decise di non abbandonare le speranze e di crescere quello che era considerato dalla natura l'anello debole della catena, andando contro ogni corrente.

Quel fagottino dal pelo argenteo gli ricordò una cosa molto importante: non doveva combattere perchè accecato dall'odio e dalla distruzione, non doveva combattere per la morte, risucchiato dall'orribile vortice della guerra che affliggeva la foresta.
Lui doveva combattere per la vita. Quella vita che pulsava in ogni parte del tutto e che pulsava ancora nel cucciolo di lupo. Salvando quell'esserino indifeso da morte certa, sentì di aver mantenuto integri il suo cuore e la sua umanità. Sarebbe rimasto nel bosco, per combattere gli uomini che volevano prendersi gli alberi, i loro abitanti...la vita. Sarebbe rimasto a proteggere la lupa, ad ogni costo.

Ma se qualcosa fosse andato storto, chi l'avrebbe protetto...da sé stesso?


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Le carcasse di lupi in decomposizione erano ovunque. Una visione raccapricciante e straziante.

Kith sussultò non pronunciando alcuna parola, gli mancò il respiro per un attimo. Si lasciò cadere a terra in ginocchio, con occhi allucinati, quasi incapaci di guardare.
Il lupo dal pelo fulvo indugiò al suo fianco, osservando lo sfacelo.
Si avvicinò ad uno dei corpi dilaniati smuovendone il muso con il proprio. Al gesto, si sollevò un nugolo di mosche.
Kith rimase in quella posizione per un po', sembrò non sapesse veramente cosa dire o fare. L'espressione angosciata fece posto ad un altra completamente diversa, piena di dolore...e rabbia.

<< Dov'è lui? >> sibilò con voce tagliente << Dove sono quel traditore da due soldi e i suoi mostri? >> strinse i pugni digrignando i denti.
Si alzò in piedi con lo sguardo torvo e pieno di risentimento. La rabbia fu sostituita di nuovo dall'angoscia, mentre cominciò a controllare tutti cadaveri dei lupi, trafelato e affranto.

<< Wen!!! >> urlò mentre continuò a cercare come un disperato.

<< Ti prego. Dimmi che non è morta. >> la voce gli morì in gola.

La battaglia che si era consumata era stata davvero feroce, improvvisa. Il ranger colse i movimenti di diverse creature che erano state lì: troll e ragni di notevoli dimensioni. Forse addirittura i famigerati Famigli delle Streghe, esseri ripugnanti che erano in grado di dare morte definitiva ai Revenant.
Una cosa era certa e non sapeva se tirare un sospiro di sollievo o esserne ulteriormente angosciato. Wen non era tra i corpi in quella radura.
Kith saggiò qualche cadavere con le mani, facendo molta attenzione. Tra i corpi non vi era nessuna delle creature di cui aveva scovato le tracce di passaggio, al di là dei lupi.
La crudele e spietata legge del più forte aveva prevalso ancora una volta.

<< Non è stato un attacco. E' stato un massacro.>> affermò gravemente.

Il lupo dal pelo fulvo era rimasto nelle vicinanze con il muso sollevato verso l'alto, saggiando l'aria in cerca di odori estranei a loro e a ciò che li circondava. Si affiancò di nuovo al ranger ed emise un cupo brontolìo.
Kith si tolse il cappuccio che gli copriva in parte il volto e guardò la bestia, incrociando i suoi occhi dorati. Il ragazzo aveva l'aria avvilita, sconvolta, ma nonostante tutto era concentrato sulla gravità della situazione.

<< Non abbiamo la minima possibilità di riuscire a sopravvivere a quei mostri con le nostre sole forze. C'è bisogno di aiuto. >> concluse infine.

Si chiese se Lei fosse ancora viva. Sentiva dentro di sé che fosse così. Doveva essere per forza così. Diede un ultima occhiata ai cadaveri dei lupi e si erse in piedi di fronte a quella desolazione.

<< Elijah! Mi senti?? Questa me la pagherai molto cara.>> affermò in tono truce, allontanandosi dalla radura pregna di morte.



Kith decise di rivolgersi ai druidi del Bosco dei Denti Aguzzi. Aveva dato loro una grossa mano mesi prima, e sperava potessero collaborare insieme.
Bendu, un halfling intriso di determinazione che sembrava non avesse mai paura dei pericoli, l'aveva accompagnato. Kith si era legato molto a lui. Fino ad all'ora, non c'erano stati molti altri Revenant che potessero comprendere appieno la sua affinità con la Natura, solo pochissimi intimi. Gli altri non facevano altro che vedere la vita nel bosco come qualcosa di strano, addirittura di distante dalla normalità. Ma non era proprio dall'ambiente naturale che proveniva l'essenza della vita?

<< Elijah. Ho sentito le fronde degli alberi bisbigliare inquiete il suo nome..>> mormorò Ruewyn, una druida di razza celestiale, ospite presso la casa della Prima Guardiana del bosco.
La druida era molto risoluta nel voler sconfiggere la corruzione che ormai, da diverso tempo a questa parte, si era insinuata tra gli abitanti dei Denti Aguzzi.
Erano state avvistate creature, un tempo animali, ora delle vage distorsioni di essi, una loro grottesca e orrenda caricatura, spinti esclusivamente da una fame incessante. Elijah le aveva manipolate a suo piacimento, come fossero una sorta di esperimenti. Una strana nebbia verdognola le precedeva, una nebbia magica creata dal Revenant infame e traditore, contaminata da una magia aliena, fulcro del potere delle Streghe, che nemmeno i più saggi erano in grado di comprendere del tutto: il Vuoto.
La nebbia pareva essersi arrestata dopo che i Revenant erano intervenuti in forze per contrastarla, ma ciò che ne era derivato vagava ancora indisturbato tra gli alberi.

Kith e Bendu si spinsero verso Nord, con l'intento di catturare viva una di quelle creature e riportarla dalla druida, in modo che potesse studiarle.
Il Bosco era avvolto da un silenzio innaturale, come se stesse trattenendo il respiro in attesa di qualcosa di inevitabile.
E l'inevitabile si trovò proprio davanti a loro, quando ad un tratto intravidero qualcosa: due esseri mostruosi che sfidavano qualsiasi tentativo di descrizione.
I loro musi affondavano nelle carcasse di diversi animali attorno, straziati malamente. Il pelo grigio era sporco di sangue, ma era facile capire di cosa si trattasse.
Lupi che mangiavano altri lupi. Avevano le ossa in fuori, il pelo quasi assente e a chiazze lasciava intravedere carne marcescente esposta.
Uno di loro parve a Kith inquietantemente familiare. La stazza era grossa, più grossa del normale. Anche se le sembianze erano palesemente corrotte, a Kith sembrò di scorgere qualche traccia di pelo fulvo.

<< Tu....>>

La creatura sollevò il muso imbrattato dei resti di ciò che si stava cibando. Percepì il terrore nel cuore del ranger. Gli occhi iniettati di sangue, il cui velo dorato pareva solo un eco lontana, rimasero a fissarlo per un lungo istante.

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<< ...sei venuto per me, non è vero? >> chiese il ragazzo socchiudendo gli occhi, con lo sguardo avvilito.

<< Io..credo di conoscerlo. Non uccidiamolo. >> si affrettò ad aggiungere con voce incrinata << lo feriamo soltanto e cerchiamo di portarlo dalla druida, va bene? >>
Lo sguardo di Bendu si rivolse al compagno con una rassegnazione evidente. Persino lui, spesso spavaldo, non sentiva di avere molte speranze in quell'azione disperata.
Kith cercò di comprendere lo stato d'animo di colui che aveva accolto Wen nel suo branco, ora consumato dalla corruzione della nebbia verde.
C'era solo un grande caos, un insieme di emozioni negative: rabbia, ribellione, odio, ma soprattutto..fame.
Non era possibile instaurare un contatto profondo, riusciva solo a scalfirne la superfice. Nella sua mente riecheggiò malevola la risata derisoria di Elijah.
Kith indietreggiò. Lo sguardo era perso nel vuoto, provato. Sconfitto.
Il lupo mostruoso si avventò su di lui.
Kith non estrasse le armi, rimase come pietrificato. Si lasciò mordere. Non sentì quasi dolore. Il vero dolore era dentro di sé.

“Probabilmente e' così che deve finire...” pensò, mentre la bestia strinse la sua micidiale morsa attorno al braccio ed il sangue sgorgò copioso.
Poi un illuminazione.

"Queste creature corrotte sembra siano spinte a muoversi solamente da un istinto primordiale. La fame." aveva dichiarato Ruewyn. Strinse i denti mentre resisteva al morso del lupo con tutta la forza che gli era rimasta in corpo. Notò brandelli di carne ovunque e gli venne un idea.
Bastò qualche frase veloce e lui e Bendu si capirono al volo. L'halfling si mosse velocemente verso la carne ed intervenne prima che fosse troppo tardi.
Il grosso lupo deforme seguì con lo sguardo il pezzo di carne che Bendu gli lanciò a terra e si avventò su di esso, mollando la presa su Kith.
Proprio in questo modo, riuscirono a riportare dalla druida ciò che un tempo era il grande lupo dal pelo fulvo.
Ruewyn lo paralizzò e lo portò con sé al sicuro, con la promessa di cercare di capire quanto a fondo avesse operato il mutamento.

<< Devi salvarlo, capito? E' tutto ciò che mi rimane di una mia amica..>> disse Kith con tono supplicante mentre si inginocchiò ai piedi di Ruewyn, guardandola negli occhi.

Ma non vide molta speranza in quegli occhi.

Passò diverso tempo e nessuna nuova notizia giunse dalla druida.

Kith si sentì svuotato.
Se il lupo dal pelo fulvo fosse morto, cosa gli rimaneva? Wen era ancora dispersa e non nutriva molta fiducia nel ritrovarla, ormai. Forse era giunto il momento di andare avanti, senza di lei. Aveva qualcuno che gli stava a cuore ad Aegisgard, ma alcuni se n'erano andati chissà dove e sentì che quelli rimasti probabilmente non erano in grado di aiutarlo. Non questa volta. Era stanco...stanco di vedere vite innocenti spezzate. Non ne avrebbe retta un altra.
Il suo sogno, quello in cui si trasformava in un mostro, prese di nuovo forma. Nella sua mente aleggiarono immagini di violenza e disperazione. Alberi che prendevano fuoco e urla disumane sovrastate da fiamme crepitanti. Un ombra che incombeva su di lui e gli strappava ogni speranza di vita.
Wen che soffriva e gli ringhiava contro con il muso deformato e pieno di odio per quello che le aveva fatto.

Tutto ciò che gli rimaneva era solo un'unica e fredda sensazione, che sentì montare man mano dentro di sè.

L'odore del sangue.




Edited by TalesTeller - 1/11/2021, 11:22
 
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view post Posted on 28/10/2021, 17:14

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12. Tutto ciò che rimane - Parte 3




L'uomo dall'aspetto primitivo si rivolse al ragazzo con fare molto grave. << I soldati stanno guadagnando terreno, Giovane Draug. Abbiamo subìto parecchie perdite durante l'ultima battaglia. Da quando gli arcanisti si sono uniti alla loro causa, gli uomini di RedLarch sono diventati ancora più audaci. Ci stanno accerchiando. Dobbiamo migrare e creare nuove alleanze. >>

<< Lasciare il bosco? Voi druidi dovreste fumare meno erba...>> affermò in tono ironico il ragazzo che si trovava di fronte a lui, mentre passava nervosamente una mano sulla schiena di un grande lupo argenteo. L'animale se ne stava buono in posizione rilassata, a godersi le carezze.

<< Bisogna comprendere quando le proprie forze non sono sufficienti. >> proseguì l'altro in tono molto serio << Vi è un pericolo ancora più grande. Spiando i nostri movimenti da vicino, l'esercito di RedLarch potrebbe scoprire i nostri nascondigli, e ancora peggio, i nostri segreti. Se quegli uomini dovessero avere tra le mani ciò che proteggiamo, sarà un disastro per l'equilibrio naturale. Questo non deve accadere. Se è destino che questa foresta muoia sotto le asce e le fiamme, allora così sia. Gli animali, le piante e tutto il resto ricresceranno in un altro angolo di mondo, lontani da questa tempesta. L'equilibrio deve mantenersi, a tutti i costi. >>

Il ragazzo si irrigidì molto, non era per niente felice di quella prospettiva. Si lasciò poi andare in uno sguardo da furbetto e strinse un pugno davanti a sé, trasparendo determinazione da tutti i pori.

<< Lasciami organizzare un imboscata. >> si affrettò a dire mentre l'animale al suo fianco drizzò le orecchie e alzò la coda a mò di sciabola << Cogliamoli di sorpresa quando meno se lo aspettano. E li prendiamo a calci nel sedere! Facciamoli abbassare un po' la cresta!! >>. Era impaziente e spavaldo come al solito, il pericolo e la battaglia sembravano inebriarlo.

Il druido scosse la testa << E' troppo rischioso, Giovane Draug. Il Nemico è numeroso e ben organizzato, molto al di là di ciò che pensassimo. Inoltre, sento le Forze della Natura indebolirsi. Se ci scopriamo troppo subiremo ancora più perdite. Un lupo si espone mai inutilmente ad un pericolo, quando sà che può avere un scelta più sicura per la propria sopravvivenza? >>

<< Non puoi chiedermi di smettere di combattere! Lo farei solo per permettere alle vite che rimangono di fuggire, e lo sai. Cos'è al confronto il Segreto della Natura Primordiale, se non una verità scomoda che forse rimane un mistero persino per voi druidi? Non è giusto lasciare la foresta in mano ai soldati!! Non senza aver continuato un minimo a lottare!! >> il ragazzo, che a queste parole aveva alzato molto la voce, sollevò i pugni in aria e diede un calcio nervoso alle foglie, smuovendole dal terreno. L'uomo davanti a lui rimase praticamente impassibile.

<< Jordis, ascoltami.>> riprese l'altro imperterrito sforzandosi di trovare lucidità nel suo impeto << Raduna tutti quelli del Cerchio, le bestie e le nostre creature amiche. Io, Wen e un piccolo gruppetto di alleati li attacchiamo alle spalle, poi diamo il segnale a voi e..bam! Li prendiamo alla sprovvista. Quei bastardi si meritano di farsi raccontare una bella barzelletta, mh? >>

<< Non verrà compiuta nessuna azione avventata e non mi pronuncerò oltre. >> concluse in tono severo il druido. << Il Cerchio ha convenuto che questa sia la soluzione migliore. Non è provare a fare gli eroi che ci salverà dall'inevitabile. >>

<< L'inevitabile... >> ripetè il ragazzo con voce bassa e stizzita osservando il druido andarsene. Il grande lupo al suo fianco emise un lieve brontolìo.
Come poteva essere quella l'unica strada da seguire? Abbandonare tutto? Non se ne parlava nemmeno, ovviamente. Il giovane Draug voleva continuare ad opporsi a quei soldati arroganti che credevano di avere il mondo ai loro piedi. Si era acceso qualcosa in lui che andava oltre al volere proteggere la lupa. Lei era diventata grande ormai, non alla pari di altri suoi simili forse, ma ora sapeva cavarsela da sola. Il giovane Draug non si sarebbe dato per vinto e avrebbe lottato per ciò che aveva imparato ad amare. Avrebbe continuato a combattere nella selva e per la selva, a tutti i costi.
Aveva un piano e l'avrebbe messo in atto.
Il lupo abbassò leggermente le orecchie e la coda, come se avesse un vago sentore che sarebbe accaduto qualcosa da cui non si poteva tornare più indietro...


Era passato diverso tempo da quando Kith era giunto ad Aegisgard. Con enorme fatica si era rialzato, aveva lottato di nuovo e si era sentito più forte nel farlo con un gruppo formato dai suoi compagni più leali, che aveva chiamato "Il Branco".
Ma nulla era riuscito a prepararlo a ciò che lo attendeva in quella radura.
Fino a quel momento era rimasto in un limbo, non aveva ancora affrontato realmente il suo passato. Non aveva ancora visto in faccia il prezzo del suo vero fallimento.
Dopo mesi di estenuanti ricerche tra boschi, montagne e persino deserti, Wen la lupa, ora si trovava proprio lì, davanti a lui.
Era viva. Ma non si poteva dire che fosse più lei.
Si era mutata in qualcosa di tremendo, con escrescenze fungine sul dorso, le costole esposte e il bianco delle ossa visibili, gli occhi rosso fuoco che luccicavano di morte. Un aberrante distorsione di sé stessa, l'ennesima creatura del bosco caduta in disgrazia nella corruzione di Elijah.

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Nonostante si sentì mancare il fiato e quasi perdere i sensi, Kith riuscì a notare un dettaglio che prescindeva dal suo aspetto mostruoso. Il ventre mancava della curvatura snella di un tempo e anche se la pelliccia nella parte inferiore c'era ancora, essa appariva più piena e pronunciata. Gli tornò in mente il lupo dal pelo fulvo incontrato di recente che l'aveva accolta nel branco. In un sussulto lui realizzò: Wen era incinta.
Kith chiuse gli occhi in una profonda smorfia di dolore. Avrebbe voluto urlare. Avrebbe voluto fare qualsiasi cosa pur di tornare indietro e salvarla in tempo. Gli balenò persino il pensiero di ucciderla. Aveva provato già a farlo quando quei soldati lo catturarono e gli inflissero torture indicibili, quando riuscì a fuggire solo per un breve lasso di tempo e si rese conto che non c'era modo di liberare la lupa dalla gabbia. Poteva solo provare a compiere un atto di pietà nei confronti della sua compagna animale e porre fine alle sue sofferenze.
Sentendosi minacciata, per la prima volta gli aveva ringhiato mostrando i denti, spalancando gli occhi gialli e rizzando il pelo intorno al collo e lungo la schiena, in una terrificante espressione di rabbia che scosse l'animo già sconvolto del ranger.
Fu l'ultima immagine rimastagli impressa nella mente prima che il marchio della strega lo prendesse. Ecco perchè quando rivide la lupa nei dintorni di Aegisgard ne fu terrorizzato. Ecco perchè cercò di starne il più possibile alla larga ed infine la scacciò. Il trauma della morte collegata al marchio aveva confuso la percezione degli ultimi avvenimenti del suo passato, alimentando le sue paure più profonde.
Continuò a guardare quello che la sua compagna animale era diventata, e si chiese se oltre la fame innaturale che l'attanagliava, le passasse qualcos'altro per la sua mente corrotta. Forse lei era tornata perchè sentiva la sua mancanza? O era tornata..per vendicarsi? Immagini confuse di morte si mischiarono a ricordi di fuoco. Gli occhi spenti del ragazzo dichiararono, senza ombra di dubbio, che non aveva più voglia di vivere dopo ciò che aveva visto. Una frase si ripetè dentro di lui:

“Hai fallito. Elijah questa volta ha vinto davvero." .

Radunò tutta la lucidità che gli era rimasta e si aggrappò ad un ultima e disperata possibilità. Non poteva e non doveva comunque mollare, non ancora, non adesso che aveva ritrovato la lupa.

<< Wen. Va tutto bene, stai tranquilla. T-ti ricordi cosa ti dicevo sempre? Che sei il mio fagottino d'argento? Che sei il mio angolo di pace? >> nonostante la voce spezzata si sforzò a farle un sorriso incoraggiante mentre gli occhi si bagnavano di lacrime trattenute.
<< Di certo abbiamo passato momenti peggiori noi due. O forse non c'è limite al peggio? >> concluse in un sorriso ampio, gli occhi lucidi sembravano scoppiargli da un momento all'altro.
Nella lupa parve destarsi da qualcosa. Per un unico e breve istante sembrò riconoscerlo. L'animale emanò un espressione carica, viva, piena di emozioni, come si pensa che solo gli umani possano essere in grado di fare. Arretrò con la coda tra le gambe evidentemente conscia di qualcosa di profondamente sbagliato. Lei si rendeva conto delle sue condizioni, di ciò che stava facendo.
Quell'attimo svanì, una fame atavica prese il sopravvento, complice il pezzo di carne che il ranger le sventolò davanti.

Quest'ultimo si sforzò molto nel cercare di rimanere concentrato.
<< Hey..stiamo tornando a casa. >> le disse con apprensione. Ma dentro di sé non vi era altro che un buio immenso, un vuoto che lo stava già scavando dall'interno.
Con lo stesso stratagemma utilizzato in precedenza, tracciando una scia di bocconi di carne, condusse Wen dalla druida Ruewyn. Riuscì a farlo in tempo, giusto un attimo prima che la bestia gli saltasse addosso.
Era da mesi che non aveva più notizie del lupo dal pelo fulvo ed ora lo stesso destino era toccato alla sua amica speciale. Alla sua Wen.
La druida non sembrava avere nessuna novità in serbo, la questione sembrava parecchio complicata nonostante le sue grandi conoscenze. Cercò di nascondere la sua profonda inquietudine nel vedere l'ennesima creatura del bosco afflitta dalla corruzione.

<< Wen...devo andare ora. >> le disse in un ultimo sorriso carico di malinconia << Andrà tutto bene, vedrai. >> Allungò una mano verso di lei mimando una carezza. Non riuscì più a trattenersi oltre ed una lacrima amara gli scese dal viso. Sapeva in cuor suo che le certezze rimaste si erano dissolte.



Prima di portarla in un luogo più sicuro, la druida paralizzò la bestia che rimase con gli occhi rabbiosi puntati su Kith. Quell'espressione terrificante e furiosa che vide ancora una volta, gli risuonò dentro quasi come un monito:

“Guarda cos'hanno portato le tue scelte. Guarda cosa sono diventata.”.

Fu la goccia che fece traboccare un vaso già colmo.
L'espressione nel volto del ragazzo si svuotò e non emanò più nessuna emozione. Qualcosa si incrinò nel suo cuore e dopo quell'istante non sentì più niente.
Le sue giornate cominciarono a riempirsi di silenzi interminabili e notti senza sonno. Viaggiò in lungo e in largo e qualunque cosa minacciosa gli si parasse davanti la infilzava con la sua lama, senza pietà.
Totalmente accecato dall'ira, uccise un amica Revenant durante un allenamento con le armi, confondendola con una nemica. Preso dallo sconforto e dall'abbandono, tradì la persona a cui era più legato in nome dei piaceri carnali.
Quando giunse nei pressi di uno specchio d'acqua osservò il proprio riflesso. Non si riconobbe più. Il volto era diventato magro e pallido, gli occhi arrossati dal pianto erano in cerca di qualcosa che forse non sarebbe mai arrivato.
Aveva davvero toccato il fondo e perso definitivamente sé stesso.
Cosa gli rimaneva ora? Niente. Non gli rimaneva niente.
Di nuovo, ciò che si era lasciato alle spalle tornò a tormentarlo..................



…....Una catasta di legna era stata sistemata ai piedi di una grossa quercia. Uomini in armatura circondavano quella pira improvvisata, sulla quale era stato posizionato qualcuno legato ben stretto da una corda.
Una sentenza fu pronunciata.

<< In nome della Casata Graves, protettrice di RedLarch, condanno a morte questo selvaggio per aver aggredito le nostre truppe ed avere osteggiato la nostra causa. Sia fatta giustizia ad un empio esempio di blasfemia che porta caos nelle nostre menti rette. Che sia di lezione per le creature del bosco di Westwood! Noi uomini dominiamo sulle bestie, poichè gli dei ci hanno resi più forti ed intelligenti!! >>

Il silenzio che seguì fu rotto da una domanda sibilante:

<< Le tue ultime parole? >>

Il condannato non sembrava più in sé, in quel momento avrebbe voluto solo farla finita.
<< La natura si riprenderà ciò che è suo. Noi...siamo solo una piccola parte del tutto >>. rispose con voce assente.

Prese posto una risata di scherno dei soldati.
Il ringhio di un lupo provenì dall'interno di una gabbia che avevano posizionato proprio davanti al patibolo.


♪♫♬Musica♬♫♪




Una fiaccola venne calata sulla pira. Le fiamme immediatamente cominciarono ad alimentarsi della legna che circondava la vittima.
Dapprima non sembrò reagire. Doveva rimanere impassibile se non voleva darla vinta ai suoi carnefici. Poi quando si rese conto che il fuoco cominciava a dilaniare lentamente i suoi piedi, venne assalito da un dolore insopportabile.
Fu in quel momento che si accorse che il lupo era proprio di fronte a lui, rinchiuso nella sua prigione. Trasalì, spalancando la bocca.

<< Wen! Non guardare!! >> urlò con disperazione.

Man mano che le fiamme gli divoravano le carni si sentì mancare il respiro. Il mondo attorno gli sembrò scomparire, ogni cosa si tramutò in una lenta e atroce sofferenza che sperò terminasse il prima possibile.
La lupa abbandonò la sua espressione arrabbiata e cominciò a piangere, uggiolando.

<< Ti prego! Non.............guardare............. >> disse di nuovo, con voce sempre più debole, mentre il fuoco gli saliva su per le gambe.


Un ululato si confuse tra urla lancinanti che sconquassarono l'aria.
Un corpo venne divorato lentamente dalle fiamme e così l'albero a cui era legato.

E con essi, bruciarono le ultime speranze rimaste.


Carnevale-al-rogo



Edited by TalesTeller - 30/10/2021, 21:42
 
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view post Posted on 19/11/2021, 17:15

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Solo. Era solo.
Perso, annientato. Un muro di grovigli lo avvolgeva e non gli permetteva di intravedere neanche la luce più tenue. Sentiva di avere varcato un confine da cui non era possibile tornare indietro. Non aveva più niente da perdere ormai.
Gli restava soltanto da compiere la sua....

13. Discesa nelle tenebre

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L'alba era appena giunta.
Doveva partire presto se voleva raggiungere il luogo dell'incontro in tempo, i preparativi erano quasi ultimati.
Sollevò una spada dalla lama seghettata e si soffermò su di essa per un po'. Gliel'aveva donata una sua carissima amica, un amica che aveva appena perduto. Immagini di sangue, un corpo a terra privo di vita e parole piene di rancore gli tornarono in mente.

“Forse hai ragione, sai solo distruggere le cose belle che ti circondano. Non ti verrò più a riprendere.”

“Narah...”

Il viso divenne improvvisamente triste, dilaniato dal senso di colpa; Guardò la spada un ultima volta e la ripose in uno dei foderi.
L'occhio cadde su un paio di stivali, se li era procurati durante l'ultima avventura che aveva avuto con lui, il primo che l'aveva accolto nella sua nuova vita da Revenant, il primo a spronarlo a non mollare mai.
La sua voce gli risuonò in testa, il tono profondo e solenne questa volta era caratterizzato da un grande rammarico.

“Non hai neanche avuto il coraggio di affrontarmi quando mi hai deluso con i tuoi comportamenti. Ma questo non credo sia più riparabile da parte mia.”

Con un nodo alla gola si lasciò andare in un lungo sospiro. Si fece forza ed indossò gli stivali alla svelta.
Prese poi una piccola borsa tra le mani e ne svuotò il contenuto: pietre, anelli e amuleti magici di tutti i tipi furono appoggiati sul ripiano in legno, li osservò per bene, contandoli uno ad uno. Doveva assicurarsi di avere tutte le risorse disponibili se voleva sopravvivere a ciò che stava per andare a fare.

Prima di andarsene, posò la vista su di un libro, la cui copertina era caratterizzata dall'immagine sbiadita di un lupo nero che pareva sovrastare ogni cosa.
Il titolo era “Il Vecchio Lupo”.
L'aveva regalato ad una persona speciale e parlava della storia di come un vecchio lupo cattivo volle redimersi aiutando gli eroi nelle loro imprese. Ne aveva preso una copia per sé, anche se adesso era lì a fare la polvere. Non se la cavava granchè con la lettura, non c'era stato ancora il tempo per farsi insegnare bene a causa di tutti i guai che avevano passato. Eppure teneva quel libro sempre con sé, speranzoso che un giorno avrebbe letto insieme a lei qualche pagina, in compagnia del tepore del focolare e dei dolcetti che lei tanto adorava. Ora, tra le pieghe del suo sconforto, questi desideri gli erano parsi sbiaditi proprio come la copertina di quel libro.
Credeva di essersi sentito rinascere nell'istante in cui si era lasciato andare tra le braccia di un altra ragazza, qualcuno con cui finalmente potesse stare a contatto fisico senza timori. Lei sosteneva che nel cuore c'era tanto spazio per ogni forma d'amore e lasciare vuoto tutto quello spazio sarebbe stato uno spreco. Cercava di riempirlo ogni giorno quel vuoto, con le piccole cose che rischiaravano le giornate, che davano un senso di gratitudine per la vita, anche nei momenti peggiori. Lei era stata gentile ed affettuosa con lui, lo aveva ascoltato, capito. Ed in mezzo a tutte le maledizioni e anime infrante, Kith si sentì più leggero ad abbandonarsi, finalmente tutti gli affanni sembrarono scomparire. Ma si rese conto che quella sensazione fugace non era che un illusione.
Solo, pura...illusione. Che cos'aveva fatto?
Non era lei che desiderava. Non era lei che abitava i suoi sogni.
Quando dovette affrontare la realtà, una figura evanescente era emersa e aveva indicato il ragazzo con il suo fumoso dito nero ad esplicitare una sola richiesta: Vendetta. Ma chi si era sentita tradita ritirò a sé quella figura evanescente, quell'ombra, perchè era sicura che non si sarebbe sentita meglio a fargli del male.
Questo non cambiava la confusione ed il dolore che provava adesso.

“Non riesci veramente a capirlo. Ora sei tu ad avermi abbandonata. Ciò che sono non ti basta, non ti è bastato.”

A Kith venne una stretta al petto e si sentì morire dentro ancora una volta.
Era tardi per rimuginare ai propri errori. Le ombre lo attendevano al varco e tra di esse si sarebbe inoltrato.
Uscito all'aria aperta, alzo' gli occhi invasi dallo sconforto verso il cielo austero e grigio, le nuvole cominciavano ad addensarsi in vista di una tempesta che non era possibile evitare.
L'unico modo di opporsi alla tempesta era quello di superare i propri limiti.
Se per Wen, i cuccioli e il capo-branco non sembravano esserci più speranze con le sole cure della druida, forse vi era un vago spiraglio rappresentato da un nome : I Cacciatori.

Un grande mistero aleggiava dietro a quella congrega, si narrava che combattessero le Streghe fin dai tempi in cui giunsero per la prima volta nel mondo.
Era da un pò che Golkan, diventato lui stesso un membro portante dei Cacciatori, chiedeva a Kith di entrare a farne parte.
Quest'ultimo sosteneva che il prezzo da pagare fosse troppo alto e già la maledizione legata al marchio fosse più che sufficiente da sopportare.
Ora tutto era diverso. La chiave per combattere la corruzione di Elijah che affliggeva le creature del bosco poteva essere davvero contenuta nelle pratiche dei Cacciatori di Streghe.
Prima delle fasi per arrivare al Rito finale, vi era una prova da affrontare in cui si misurava le proprie capacità. Kith avrebbe dovuto sfidare il suo vecchio nemico, facendosi accompagnare da un altro individuo con cui non era affatto in buoni rapporti.
Combattere un nemico insieme ad una persona tutt'altro che amica. Ironico.
Sarebbe comunque stata una pazzia affrontare il viaggio da soli, per questo si accordò con Rothgard di incontrarsi nella città di Crimmor.
Non lo sopportava quel tielfing. Rothgard l'aveva provocato una volta di troppo, mostrando una deliberata freddezza verso qualsiasi animale e forma di vita. Il ranger aveva già conosciuto gente come lui e avrebbe voluto stargli lontano il più possibile.
A Rothgard non sembrava importare con chi avrebbe viaggiato, tanto più gli bastava ottenere ricchezze e qualcosa di utile per i suoi studi alchemici, nonché la possibilità di entrare nelle file dei Cacciatori.
Quel che è peggio, Kith aveva avuto l'impressione che Golkan prendesse questa cosa come un gioco.

<< Hai sconfitto Zil'al una volta, ma quanto sangue hanno versato di lui i tuoi compagni e quanto tu? E' stata una vittoria, anche se non sei stato tu direttamente a sconfiggerlo? >> chiese il Goliath.
Il ranger corrugò la fronte. << Non è mai stata una gara, Golkan. >> rispose con fare infastidito.

“Non lo è mai stata.” ripetè a sé stesso.

La verità è che aveva paura. Non si sentiva più così forte senza il Branco che gli copriva le spalle. Il nemico, anche se era stato rispedito nel vortice dello stesso potere d'ombra che aveva tentato di imbrigliare, possedeva ancora tra le sue mani la Fiamma di Tenebra . Era ancora vivo. Confinato in un luogo limitato, ma in grado di essere ancora temibile.

In quel momento Kith avrebbe voluto tanto che Claus fosse lì e gli rallegrasse l'animo con una delle sue battute. Ma neppure lo stregone c'era e nessuno degli altri suoi compagni erano con lui. Questa volta doveva cavarsela da solo.

<< Una sola condizione, Rothgard. L'ultimo colpo voglio darlo io a quel bastardo. Chiaro?>> esordì in tono piatto una volta arrivati all'entrata del covo.
Il suo compagno di viaggio scrollò le spalle a quella richiesta. Al di là di considerare Zil'al un avversario molto potente, per lui era un nemico come tanti altri, poco importava chi lo finisse per ultimo. Per Kith invece, era stato causa di tanta sofferenza ed era una questione personale. C'era chi avrebbe avuto la possibilità di non sentirlo più il dolore, se avesse accettato la generosa offerta di colui che adesso si proclamava il Signore delle Ombre, ma non scelse mai quella via. Lei scelse di tornare indietro perchè sapeva che aveva delle persone ad aspettarla, persone di cui si fidava ciecamente. O almeno, così aveva creduto.

“Lui voleva me, ed è stato sincero dal primo momento. Non mi ha mentito. E lì il dolore non c'era, niente di tutto c'era, per nessuno di noi.”

Con il peso amaro di questa consapevolezza, Kith scese la rampa di scale facendosi inghiottire dalle tenebre.
Prima di proseguire, diede uno sguardo al talismano che teneva al collo, era come un piccolo fiore rovesciato tinto di bianco, blu e verde acqua. Xabar, il mago con cui aveva rinvenuto il manufatto, gli aveva raccontato che il talismano possedeva tre capacità magiche diverse le quali cambiavano a seconda del luogo in cui si trovava, dedicate alla dea dai tre volti, Eilistraee, la dea del chiaro di luna.
In quel frangente scoprì una di esse, il poter vedere al buio nei luoghi chiusi.
Ancora si annidavano dei sostenitori del Signore delle ombre, e ancora pulsava vivida l'oscurità nel suo covo, ma la luce della luna adesso era con il ranger e questo lo faceva sentire più al sicuro.
Inizialmente Kith e Rothgard si battibeccarono a vicenda, in un sottile gioco di provocazioni, ma con i pericoli che dovevano affrontare si stabilì una tacita tregua.

“Pazzo di un Goliath, era questo che volevi. Volevi spronarmi ad affrontare le mie debolezze.” pensò il ranger con aria leggermente divertita, nonostante l'estrema tensione.

Schiere della peggiore feccia dell'Amn sbarrarono loro la strada, le punte delle lame cercavano di sorprenderli nel buio implorando altre vittime.
I due Revenant non si lasciarono intimidire e nessuno sembrò poterli arrestare.
Durante la loro avanzata, Kith rivalutò persino il suo compagno di viaggio, con i dovuti limiti. Sentì che insieme a lui poteva essere in grado di superare la prova se avesse dato tutto sé stesso.
Doveva farlo, doveva almeno provarci.

Arrivati al cospetto del Signore delle Ombre si scatenò una lotta furiosa, estenuante, senza esclusioni di colpi.
Zi'lal aveva sottovalutato i suoi visitatori e ora sembrava evidentemente indebolito. Fece cadere l'arco a terra e sguainò uno stocco su cui balenava una tetra fiamma.
Era il momento.
Kith, dopo aver tirato di arco, imitò l'avversario e avanzò repentinamente verso di lui sguainando le spade.
Finora era stato lucido, aveva ragionato ad ogni passo per arrivare sin lì e non si era preso rischi inutili. Ma adesso che era di nuovo faccia a faccia con il suo vecchio nemico, l'ira gli stava esplodendo dal petto e l'odore del sangue si faceva di nuovo sentire.

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<< Lui è mio!! Lasciamelo! L'ultimo colpo è mio!! >> urlò verso il compagno facendogli cenno di farsi da parte. Rothgard rispettò il loro accordo e si allontanò lasciandogli spazio.
Con uno scatto felino Kith giunse di fronte al Signore delle Ombre.
Aveva desiderato a lungo di mettere personalmente le mani addosso a quel verme, farlo soffrire, farla finita una volta per tutte. Ma credeva di essere così diverso da lui? Di essere un eroe? Di essere...tra i “buoni”? No, non lo era. Aveva fatto cose tremende. Aveva ucciso, aveva tradito e aveva fatto del male alle persone che amava. Alcune ragioni, unite a buoni propositi e alla sua umana debolezza, l'avevano spinto a compiere quelle azioni, ma non erano state proprio queste giustificazioni a guidare Zil'al verso il potere e la follia?
Forse è per questo che Kith lo odiava così tanto, che voleva la sua distruzione.
Perchè doveva. Perchè concentrava su di lui tutto ciò che odiava e temeva di sé stesso.

<< Bluery Whitemoon!! Conosci questo nome!! >> tuonò ringhiando, e come un cane rabbioso cominciò a menare colpi all'avversario che prontamente rispose parandoli quasi tutti con inquietante precisione. Il nemico era ferito, ma non si scompose minimamente, sembrò quasi che volesse giocare con il ranger. Le lame di entrambi si scontrarono fermandosi a mezz'aria, i due si scambiarono uno sguardo freddo a pochi centimetri l'uno dall'altro.

<< In fondo io e te non siamo così diversi, vero? Le abbiamo fatto del male entrambi. >>
disse Kith con lo sguardo carico di disperazione e disgusto. In quel momento la repulsione che gli vibrò nel cuore lo mise definitivamente in guardia dal confine che aveva varcato. Un confine dal quale voleva solo allontanarsi per tornare indietro.

<< Questo male deve cessare. Lei non se lo merita!! >> aggiunse guardandolo dritto negli occhi.
Zil'al era di ben poche parole questa volta, con il solo sguardo lo schernì.

<< Lei merita di meglio... >> ripetè il ragazzo a bassa voce mentre osservava la figura del rivale troneggiare sempre più su di lui.

<< Kith, le ombre!! >> lo avvertì Rothgard mentre si affrettava a tornare sui suoi passi.
Troppo tardi.
Il ranger era talmente concentrato sull'avversario che non si accorse dell'oscurità che crebbe alle proprie spalle. Si sentì sfiorare da qualcosa. Una, due, tre braccia nere come la pece. Creature scure stavano sorgendo dal nulla.
Zil'al rise, ora pareva farsi più potente.

<< Ah, l'Ombra, così fredda e accogliente... >> disse in un ghigno gelido mentre Kith venne accerchiato dagli schiavi comandati dal loro padrone. Il ranger tentò di divincolarsi dalle figure evanescenti che provavano a graffiarlo e ad afferrarlo. Riuscì a menare un fendente ed un affondo al nemico. Non lo scalfì minimamente, era come se l'oscurità stessa assorbisse i suoi colpi.
Zi'lal sollevò il proprio stocco e lo calò sulla vittima. Colpì ripetutamente mentre Kith non potè che subire. Ancora. E ancora.
Kith urlò agonizzante dal dolore, si sentì soffocare. Digrignando i denti, lottò disperatamente per liberarsi da quella trappola mortale. C'era tanta oscurità, troppa. Non riusciva a vedere nulla, la luce che l'aveva accompagnato finora si era dissolta. Si sentì afferrare di nuovo da qualcosa. Un altra stilettata di dolore lo investì, col buio non capiva se ciò che gli scendeva sulla pelle fosse sudore o il sangue delle proprie ferite, o entrambi.
Un cosa era certa: stava morendo.
Era un Revenant e sapeva che il potere delle streghe avrebbe potuto riportarlo in vita, lontano da lì. Ma questa non era una qualsiasi battaglia da affrontare. Era la sua battaglia. Se fosse morto, tutto quello che gli era rimasto per lottare sarebbe morto con lui. Non poteva spegnersi in quel modo...non voleva cedere! Con grande sforzo riuscì a liberare una mano che istintivamente portò al medaglione attorno al collo.
“La luna veglia su di me..”
Chiuse gli occhi.
Strinse le dita attorno al medaglione ed un energia magica ne fuoriuscì investendolo completamente. Un bagliore verde illuminò la tenebra, rivelando per un istante le ombre che soverchiavano il ranger.

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Si sentì rinvigorire e per un breve attimo non gli sembrò più di vedere oscurità intorno a sé. Vide solo due ombre lontane. Sembravano le figure di due animali, vacue, fumose..due lupi che restavano l'uno al fianco dell'altro.
Echi di voci distanti si accavallarono nella mente del ragazzo.

“Resisti Kith. Conta pure su di me, ti aiuterò ad uscirne. Lo faremo insieme.”
- Balor -

“Non ho avuto ancora modo di conoscerti bene, ma sono certo che sarò felice di mettere il mio braccio ed il mio cuore anche al tuo servizio.”
- Ser Morghom -

“Stai combattendo la tua battaglia più ardua, quella con te stesso. I sensi di colpa sono i tuoi peggiori nemici. E questo lo devi capire da solo.”
- Jenah -

“Ora non fermarti perchè, se ti fermi tu, allora sì che quella sarà la tua condanna a morte.”
- Bendu -

“Vedi, il punto non è vincere e neppure non soffrire o mettere sempre le cose a posto. Il punto è il sentimento che ci unisce, dove finiscono tutte le nostre lacrime inespresse.”
- Jimba -

“Il dolore unisce insospettabilmente.”
- Rossa -

“Non trattenere il fiume che hai dentro di te, Kith. Non fermarti alla prima ansa come un tronco troppo grosso. Lascialo fluire, raggiungi il mare.”
- Coranis -

“Ora sai cose di te che ignoravi. Devi compiere un atto davvero misericordioso e umile. Devi perdonarti.”
- Toulac -

“Accetta almeno di essere fallibile. Non è forte chi non cade mai, ma chi cade e si rialza.”
- Tenshi -



L'eco delle voci svanì e le figure dei lupi scomparvero. Forse una luce tenue riusciva ancora ad intravederla attraverso il muro dei suoi grovigli interiori. Forse non era davvero finita.
Rumori di battaglia lo riportarono alla concitazione del momento.
Rothgard si era fatto strada nell'oscurità e, nonostante fosse rimasto ferito anche lui, stava incalzando con la sua arma verso Zil'al e i suoi schiavi. Non c'era tempo da perdere.
“In piedi! Devi rialzarti!” urlò Kith dentro di sé in un impeto disperato.
Strinse i denti cercando di ignorare le ferite gravi che riportava in corpo, aveva la vista annebbiata e sentì di reggersi a malapena in piedi. Diede velocemente un sorso ad una pozione magica che lo aiutò a riprendere un po' di lucidità, impugnò le spade e si mise a fianco del compagno a lottare con rinnovata foga, respingendo con tutta la forza che gli rimaneva gli attacchi degli avversari. Zil'al pareva debilitarsi sempre di più, anche se non voleva dare il minimo segno di cedimento. Nuove ombre sorgevano a dargli man forte, ma i Revenant, schiena contro schiena, le respingevano tutte.

<< Sciocchi Revenant, credete di potermi sconfiggere nella mia terra promessa? >> dichiarò il loro avversario mentre continuava a bearsi dei suoi poteri.

Sembrava che quello scontro sarebbe durato per sempre, fino a che non accadde qualcosa. Giganteschi camminatori d'ombra fecero la loro comparsa e, adirati con colui che aveva tentato di schiavizzarli, lo agguantarono facendolo cadere in un profondo baratro oscuro.
Il Falso Re delle Ombre scomparve in un urlo soffocato.
Forse sarebbe riemerso da quel baratro per non abbandonare il suo folle sogno, e probabilmente ci sarebbe stato qualcuno ad attenderlo desideroso di farlo precipitare di nuovo nel buio innumerevoli volte.

Kith disse al suo compagno di viaggio di avviarsi, aveva bisogno di rimanere lì da solo a riflettere. Quest'ultimo non se lo fece ripetere due volte, già desideroso di mettere le mani sui tesori del nemico.
Kith capì che non si trattava più di dare l'ultimo colpo a Zil'al per sentirsi meglio, non era più importante.
Quell'eterno limbo era una terribile punizione, peggiore della morte. Anche se non negò di provare una certa soddisfazione nell'averlo sfidato e sconfitto, per la prima volta provò quasi pena per il suo rivale. E proprio da quest'ultimo ottenne la risposta che cercava.

Si dice che impara più un saggio da un nemico che uno stolto da un amico.
Zil'al aveva attraversato un confine e aveva continuato oltre ad esso senza mai più voltarsi alle proprie spalle. Anche Kith aveva varcato un confine, ma aveva deciso di girarsi e tornare indietro. L'aveva fatto per sé stesso, per tutti coloro che amava e per cui valeva la pena lottare, per tutti quelli che l'avevano ascoltato e non l'avevano abbandonato nel suo momento più buio.

♪♫♬Musica♬♫♪



Zoppicante e sanguinante, si trascinò verso il portale che l'avrebbe condotto fuori dall'abisso nero dello Shadowfell.
Si voltò a guardare per un ultimo istante la tenebra che lo circondava e dentro di sé riaffiorò un canto enigmatico in una strana lingua antica e lontana. Una ninna nanna dolce e delicata che conosceva bene, in grado di tranquillizzare il suo cuore tremante.
Qualcosa che sapeva di casa.

“Casa non è solo un luogo. E' uno spazio dentro di noi.”

Il suo spazio avrebbe dovuto guadagnarlo, facendosi largo tra maledizioni e anime infrante. Non avrebbe abbandonato Wen e il suo alpha al loro destino e avrebbe fatto di tutto pur di salvarli. E non sarebbe stato solo nel farlo.
Continuando a camminare, cominciò ad intonare a bocca chiusa e con voce roca le note della ninna nanna.
Si immaginò che da quella tenebra prendessero forma le ombre di due piccoli lupi che correvano fianco a fianco. I due piccoli lupi sembrarono stancarsi dopo aver giocato tra loro a lungo. Si avvicinarono lentamente e si accoccolarono l'uno all'altro, per riposare al sicuro...

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Edited by TalesTeller - 29/11/2021, 08:50
 
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