Solo. Era solo.
Perso, annientato. Un muro di grovigli lo avvolgeva e non gli permetteva di intravedere neanche la luce più tenue. Sentiva di avere varcato un confine da cui non era possibile tornare indietro. Non aveva più niente da perdere ormai.
Gli restava soltanto da compiere la sua....
13. Discesa nelle tenebre L'alba era appena giunta.
Doveva partire presto se voleva raggiungere il luogo dell'incontro in tempo, i preparativi erano quasi ultimati.
Sollevò una spada dalla lama seghettata e si soffermò su di essa per un po'. Gliel'aveva donata una sua carissima amica, un amica che aveva appena perduto. Immagini di sangue, un corpo a terra privo di vita e parole piene di rancore gli tornarono in mente.
“Forse hai ragione, sai solo distruggere le cose belle che ti circondano. Non ti verrò più a riprendere.”“Narah...” Il viso divenne improvvisamente triste, dilaniato dal senso di colpa; Guardò la spada un ultima volta e la ripose in uno dei foderi.
L'occhio cadde su un paio di stivali, se li era procurati durante l'ultima avventura che aveva avuto con lui, il primo che l'aveva accolto nella sua nuova vita da Revenant, il primo a spronarlo a non mollare mai.
La sua voce gli risuonò in testa, il tono profondo e solenne questa volta era caratterizzato da un grande rammarico.
“Non hai neanche avuto il coraggio di affrontarmi quando mi hai deluso con i tuoi comportamenti. Ma questo non credo sia più riparabile da parte mia.” Con un nodo alla gola si lasciò andare in un lungo sospiro. Si fece forza ed indossò gli stivali alla svelta.
Prese poi una piccola borsa tra le mani e ne svuotò il contenuto: pietre, anelli e amuleti magici di tutti i tipi furono appoggiati sul ripiano in legno, li osservò per bene, contandoli uno ad uno. Doveva assicurarsi di avere tutte le risorse disponibili se voleva sopravvivere a ciò che stava per andare a fare.
Prima di andarsene, posò la vista su di un libro, la cui copertina era caratterizzata dall'immagine sbiadita di un lupo nero che pareva sovrastare ogni cosa.
Il titolo era “Il Vecchio Lupo”.
L'aveva regalato ad una persona speciale e parlava della storia di come un vecchio lupo cattivo volle redimersi aiutando gli eroi nelle loro imprese. Ne aveva preso una copia per sé, anche se adesso era lì a fare la polvere. Non se la cavava granchè con la lettura, non c'era stato ancora il tempo per farsi insegnare bene a causa di tutti i guai che avevano passato. Eppure teneva quel libro sempre con sé, speranzoso che un giorno avrebbe letto insieme a lei qualche pagina, in compagnia del tepore del focolare e dei dolcetti che lei tanto adorava. Ora, tra le pieghe del suo sconforto, questi desideri gli erano parsi sbiaditi proprio come la copertina di quel libro.
Credeva di essersi sentito rinascere nell'istante in cui si era lasciato andare tra le braccia di un altra ragazza, qualcuno con cui finalmente potesse stare a contatto fisico senza timori. Lei sosteneva che nel cuore c'era tanto spazio per ogni forma d'amore e lasciare vuoto tutto quello spazio sarebbe stato uno spreco. Cercava di riempirlo ogni giorno quel vuoto, con le piccole cose che rischiaravano le giornate, che davano un senso di gratitudine per la vita, anche nei momenti peggiori. Lei era stata gentile ed affettuosa con lui, lo aveva ascoltato, capito. Ed in mezzo a tutte le maledizioni e anime infrante, Kith si sentì più leggero ad abbandonarsi, finalmente tutti gli affanni sembrarono scomparire. Ma si rese conto che quella sensazione fugace non era che un illusione.
Solo, pura...illusione. Che cos'aveva fatto?
Non era lei che desiderava. Non era lei che abitava i suoi sogni.
Quando dovette affrontare la realtà, una figura evanescente era emersa e aveva indicato il ragazzo con il suo fumoso dito nero ad esplicitare una sola richiesta: Vendetta. Ma chi si era sentita tradita ritirò a sé quella figura evanescente, quell'ombra, perchè era sicura che non si sarebbe sentita meglio a fargli del male.
Questo non cambiava la confusione ed il dolore che provava adesso.
“Non riesci veramente a capirlo. Ora sei tu ad avermi abbandonata. Ciò che sono non ti basta, non ti è bastato.” A Kith venne una stretta al petto e si sentì morire dentro ancora una volta.
Era tardi per rimuginare ai propri errori. Le ombre lo attendevano al varco e tra di esse si sarebbe inoltrato.
Uscito all'aria aperta, alzo' gli occhi invasi dallo sconforto verso il cielo austero e grigio, le nuvole cominciavano ad addensarsi in vista di una tempesta che non era possibile evitare.
L'unico modo di opporsi alla tempesta era quello di superare i propri limiti.
Se per Wen, i cuccioli e il capo-branco non sembravano esserci più speranze con le sole cure della druida, forse vi era un vago spiraglio rappresentato da un nome : I Cacciatori.
Un grande mistero aleggiava dietro a quella congrega, si narrava che combattessero le Streghe fin dai tempi in cui giunsero per la prima volta nel mondo.
Era da un pò che Golkan, diventato lui stesso un membro portante dei Cacciatori, chiedeva a Kith di entrare a farne parte.
Quest'ultimo sosteneva che il prezzo da pagare fosse troppo alto e già la maledizione legata al marchio fosse più che sufficiente da sopportare.
Ora tutto era diverso. La chiave per combattere la corruzione di Elijah che affliggeva le creature del bosco poteva essere davvero contenuta nelle pratiche dei Cacciatori di Streghe.
Prima delle fasi per arrivare al Rito finale, vi era una prova da affrontare in cui si misurava le proprie capacità. Kith avrebbe dovuto sfidare il suo vecchio nemico, facendosi accompagnare da un altro individuo con cui non era affatto in buoni rapporti.
Combattere un nemico insieme ad una persona tutt'altro che amica. Ironico.
Sarebbe comunque stata una pazzia affrontare il viaggio da soli, per questo si accordò con Rothgard di incontrarsi nella città di Crimmor.
Non lo sopportava quel tielfing. Rothgard l'aveva provocato una volta di troppo, mostrando una deliberata freddezza verso qualsiasi animale e forma di vita. Il ranger aveva già conosciuto gente come lui e avrebbe voluto stargli lontano il più possibile.
A Rothgard non sembrava importare con chi avrebbe viaggiato, tanto più gli bastava ottenere ricchezze e qualcosa di utile per i suoi studi alchemici, nonché la possibilità di entrare nelle file dei Cacciatori.
Quel che è peggio, Kith aveva avuto l'impressione che Golkan prendesse questa cosa come un gioco.
<< Hai sconfitto Zil'al una volta, ma quanto sangue hanno versato di lui i tuoi compagni e quanto tu? E' stata una vittoria, anche se non sei stato tu direttamente a sconfiggerlo? >> chiese il Goliath.
Il ranger corrugò la fronte. << Non è mai stata una gara, Golkan. >> rispose con fare infastidito.
“Non lo è mai stata.” ripetè a sé stesso.
La verità è che aveva paura. Non si sentiva più così forte senza il Branco che gli copriva le spalle. Il nemico, anche se era stato rispedito nel vortice dello stesso potere d'ombra che aveva tentato di imbrigliare, possedeva ancora tra le sue mani la Fiamma di Tenebra . Era ancora vivo. Confinato in un luogo limitato, ma in grado di essere ancora temibile.
In quel momento Kith avrebbe voluto tanto che Claus fosse lì e gli rallegrasse l'animo con una delle sue battute. Ma neppure lo stregone c'era e nessuno degli altri suoi compagni erano con lui. Questa volta doveva cavarsela da solo.
<< Una sola condizione, Rothgard. L'ultimo colpo voglio darlo io a quel bastardo. Chiaro?>> esordì in tono piatto una volta arrivati all'entrata del covo.
Il suo compagno di viaggio scrollò le spalle a quella richiesta. Al di là di considerare Zil'al un avversario molto potente, per lui era un nemico come tanti altri, poco importava chi lo finisse per ultimo. Per Kith invece, era stato causa di tanta sofferenza ed era una questione personale. C'era chi avrebbe avuto la possibilità di non sentirlo più il dolore, se avesse accettato la generosa offerta di colui che adesso si proclamava il Signore delle Ombre, ma non scelse mai quella via. Lei scelse di tornare indietro perchè sapeva che aveva delle persone ad aspettarla, persone di cui si fidava ciecamente. O almeno, così aveva creduto.
“Lui voleva me, ed è stato sincero dal primo momento. Non mi ha mentito. E lì il dolore non c'era, niente di tutto c'era, per nessuno di noi.”Con il peso amaro di questa consapevolezza, Kith scese la rampa di scale facendosi inghiottire dalle tenebre.
Prima di proseguire, diede uno sguardo al talismano che teneva al collo, era come un piccolo fiore rovesciato tinto di bianco, blu e verde acqua. Xabar, il mago con cui aveva rinvenuto il manufatto, gli aveva raccontato che il talismano possedeva tre capacità magiche diverse le quali cambiavano a seconda del luogo in cui si trovava, dedicate alla dea dai tre volti, Eilistraee, la dea del chiaro di luna.
In quel frangente scoprì una di esse, il poter vedere al buio nei luoghi chiusi.
Ancora si annidavano dei sostenitori del Signore delle ombre, e ancora pulsava vivida l'oscurità nel suo covo, ma la luce della luna adesso era con il ranger e questo lo faceva sentire più al sicuro.
Inizialmente Kith e Rothgard si battibeccarono a vicenda, in un sottile gioco di provocazioni, ma con i pericoli che dovevano affrontare si stabilì una tacita tregua.
“Pazzo di un Goliath, era questo che volevi. Volevi spronarmi ad affrontare le mie debolezze.” pensò il ranger con aria leggermente divertita, nonostante l'estrema tensione.
Schiere della peggiore feccia dell'Amn sbarrarono loro la strada, le punte delle lame cercavano di sorprenderli nel buio implorando altre vittime.
I due Revenant non si lasciarono intimidire e nessuno sembrò poterli arrestare.
Durante la loro avanzata, Kith rivalutò persino il suo compagno di viaggio, con i dovuti limiti. Sentì che insieme a lui poteva essere in grado di superare la prova se avesse dato tutto sé stesso.
Doveva farlo, doveva almeno provarci.
Arrivati al cospetto del Signore delle Ombre si scatenò una lotta furiosa, estenuante, senza esclusioni di colpi.
Zi'lal aveva sottovalutato i suoi visitatori e ora sembrava evidentemente indebolito. Fece cadere l'arco a terra e sguainò uno stocco su cui balenava una tetra fiamma.
Era il momento.
Kith, dopo aver tirato di arco, imitò l'avversario e avanzò repentinamente verso di lui sguainando le spade.
Finora era stato lucido, aveva ragionato ad ogni passo per arrivare sin lì e non si era preso rischi inutili. Ma adesso che era di nuovo faccia a faccia con il suo vecchio nemico, l'ira gli stava esplodendo dal petto e l'odore del sangue si faceva di nuovo sentire.
<< Lui è mio!! Lasciamelo! L'ultimo colpo è mio!! >> urlò verso il compagno facendogli cenno di farsi da parte. Rothgard rispettò il loro accordo e si allontanò lasciandogli spazio.
Con uno scatto felino Kith giunse di fronte al Signore delle Ombre.
Aveva desiderato a lungo di mettere personalmente le mani addosso a quel verme, farlo soffrire, farla finita una volta per tutte. Ma credeva di essere così diverso da lui? Di essere un eroe? Di essere...tra i “buoni”? No, non lo era. Aveva fatto cose tremende. Aveva ucciso, aveva tradito e aveva fatto del male alle persone che amava. Alcune ragioni, unite a buoni propositi e alla sua umana debolezza, l'avevano spinto a compiere quelle azioni, ma non erano state proprio queste giustificazioni a guidare Zil'al verso il potere e la follia?
Forse è per questo che Kith lo odiava così tanto, che voleva la sua distruzione.
Perchè doveva. Perchè concentrava su di lui tutto ciò che odiava e temeva di sé stesso.
<< Bluery Whitemoon!! Conosci questo nome!! >> tuonò ringhiando, e come un cane rabbioso cominciò a menare colpi all'avversario che prontamente rispose parandoli quasi tutti con inquietante precisione. Il nemico era ferito, ma non si scompose minimamente, sembrò quasi che volesse giocare con il ranger. Le lame di entrambi si scontrarono fermandosi a mezz'aria, i due si scambiarono uno sguardo freddo a pochi centimetri l'uno dall'altro.
<< In fondo io e te non siamo così diversi, vero? Le abbiamo fatto del male entrambi. >>
disse Kith con lo sguardo carico di disperazione e disgusto. In quel momento la repulsione che gli vibrò nel cuore lo mise definitivamente in guardia dal confine che aveva varcato. Un confine dal quale voleva solo allontanarsi per tornare indietro.
<< Questo male deve cessare. Lei non se lo merita!! >> aggiunse guardandolo dritto negli occhi.
Zil'al era di ben poche parole questa volta, con il solo sguardo lo schernì.
<< Lei merita di meglio... >> ripetè il ragazzo a bassa voce mentre osservava la figura del rivale troneggiare sempre più su di lui.
<< Kith, le ombre!! >> lo avvertì Rothgard mentre si affrettava a tornare sui suoi passi.
Troppo tardi.
Il ranger era talmente concentrato sull'avversario che non si accorse dell'oscurità che crebbe alle proprie spalle. Si sentì sfiorare da qualcosa. Una, due, tre braccia nere come la pece. Creature scure stavano sorgendo dal nulla.
Zil'al rise, ora pareva farsi più potente.
<< Ah, l'Ombra, così fredda e accogliente... >> disse in un ghigno gelido mentre Kith venne accerchiato dagli schiavi comandati dal loro padrone. Il ranger tentò di divincolarsi dalle figure evanescenti che provavano a graffiarlo e ad afferrarlo. Riuscì a menare un fendente ed un affondo al nemico. Non lo scalfì minimamente, era come se l'oscurità stessa assorbisse i suoi colpi.
Zi'lal sollevò il proprio stocco e lo calò sulla vittima. Colpì ripetutamente mentre Kith non potè che subire. Ancora. E ancora.
Kith urlò agonizzante dal dolore, si sentì soffocare. Digrignando i denti, lottò disperatamente per liberarsi da quella trappola mortale. C'era tanta oscurità, troppa. Non riusciva a vedere nulla, la luce che l'aveva accompagnato finora si era dissolta. Si sentì afferrare di nuovo da qualcosa. Un altra stilettata di dolore lo investì, col buio non capiva se ciò che gli scendeva sulla pelle fosse sudore o il sangue delle proprie ferite, o entrambi.
Un cosa era certa: stava morendo.
Era un Revenant e sapeva che il potere delle streghe avrebbe potuto riportarlo in vita, lontano da lì. Ma questa non era una qualsiasi battaglia da affrontare. Era la sua battaglia. Se fosse morto, tutto quello che gli era rimasto per lottare sarebbe morto con lui. Non poteva spegnersi in quel modo...non voleva cedere! Con grande sforzo riuscì a liberare una mano che istintivamente portò al medaglione attorno al collo.
“La luna veglia su di me..”Chiuse gli occhi.
Strinse le dita attorno al medaglione ed un energia magica ne fuoriuscì investendolo completamente. Un bagliore verde illuminò la tenebra, rivelando per un istante le ombre che soverchiavano il ranger.
Si sentì rinvigorire e per un breve attimo non gli sembrò più di vedere oscurità intorno a sé. Vide solo due ombre lontane. Sembravano le figure di due animali, vacue, fumose..due lupi che restavano l'uno al fianco dell'altro.
Echi di voci distanti si accavallarono nella mente del ragazzo.
“Resisti Kith. Conta pure su di me, ti aiuterò ad uscirne. Lo faremo insieme.”
- Balor -
“Non ho avuto ancora modo di conoscerti bene, ma sono certo che sarò felice di mettere il mio braccio ed il mio cuore anche al tuo servizio.”
- Ser Morghom -
“Stai combattendo la tua battaglia più ardua, quella con te stesso. I sensi di colpa sono i tuoi peggiori nemici. E questo lo devi capire da solo.”
- Jenah -
“Ora non fermarti perchè, se ti fermi tu, allora sì che quella sarà la tua condanna a morte.”
- Bendu -
“Vedi, il punto non è vincere e neppure non soffrire o mettere sempre le cose a posto. Il punto è il sentimento che ci unisce, dove finiscono tutte le nostre lacrime inespresse.”
- Jimba -
“Il dolore unisce insospettabilmente.”
- Rossa -
“Non trattenere il fiume che hai dentro di te, Kith. Non fermarti alla prima ansa come un tronco troppo grosso. Lascialo fluire, raggiungi il mare.”
- Coranis -
“Ora sai cose di te che ignoravi. Devi compiere un atto davvero misericordioso e umile. Devi perdonarti.”
- Toulac -
“Accetta almeno di essere fallibile. Non è forte chi non cade mai, ma chi cade e si rialza.”
- Tenshi -
L'eco delle voci svanì e le figure dei lupi scomparvero. Forse una luce tenue riusciva ancora ad intravederla attraverso il muro dei suoi grovigli interiori. Forse non era davvero finita.
Rumori di battaglia lo riportarono alla concitazione del momento.
Rothgard si era fatto strada nell'oscurità e, nonostante fosse rimasto ferito anche lui, stava incalzando con la sua arma verso Zil'al e i suoi schiavi. Non c'era tempo da perdere.
“In piedi! Devi rialzarti!” urlò Kith dentro di sé in un impeto disperato.
Strinse i denti cercando di ignorare le ferite gravi che riportava in corpo, aveva la vista annebbiata e sentì di reggersi a malapena in piedi. Diede velocemente un sorso ad una pozione magica che lo aiutò a riprendere un po' di lucidità, impugnò le spade e si mise a fianco del compagno a lottare con rinnovata foga, respingendo con tutta la forza che gli rimaneva gli attacchi degli avversari. Zil'al pareva debilitarsi sempre di più, anche se non voleva dare il minimo segno di cedimento. Nuove ombre sorgevano a dargli man forte, ma i Revenant, schiena contro schiena, le respingevano tutte.
<< Sciocchi Revenant, credete di potermi sconfiggere nella mia terra promessa? >> dichiarò il loro avversario mentre continuava a bearsi dei suoi poteri.
Sembrava che quello scontro sarebbe durato per sempre, fino a che non accadde qualcosa. Giganteschi camminatori d'ombra fecero la loro comparsa e, adirati con colui che aveva tentato di schiavizzarli, lo agguantarono facendolo cadere in un profondo baratro oscuro.
Il Falso Re delle Ombre scomparve in un urlo soffocato.
Forse sarebbe riemerso da quel baratro per non abbandonare il suo folle sogno, e probabilmente ci sarebbe stato qualcuno ad attenderlo desideroso di farlo precipitare di nuovo nel buio innumerevoli volte.
Kith disse al suo compagno di viaggio di avviarsi, aveva bisogno di rimanere lì da solo a riflettere. Quest'ultimo non se lo fece ripetere due volte, già desideroso di mettere le mani sui tesori del nemico.
Kith capì che non si trattava più di dare l'ultimo colpo a Zil'al per sentirsi meglio, non era più importante.
Quell'eterno limbo era una terribile punizione, peggiore della morte. Anche se non negò di provare una certa soddisfazione nell'averlo sfidato e sconfitto, per la prima volta provò quasi pena per il suo rivale. E proprio da quest'ultimo ottenne la risposta che cercava.
Si dice che impara più un saggio da un nemico che uno stolto da un amico.
Zil'al aveva attraversato un confine e aveva continuato oltre ad esso senza mai più voltarsi alle proprie spalle. Anche Kith aveva varcato un confine, ma aveva deciso di girarsi e tornare indietro. L'aveva fatto per sé stesso, per tutti coloro che amava e per cui valeva la pena lottare, per tutti quelli che l'avevano ascoltato e non l'avevano abbandonato nel suo momento più buio.
♪♫♬Musica♬♫♪
Zoppicante e sanguinante, si trascinò verso il portale che l'avrebbe condotto fuori dall'abisso nero dello Shadowfell.
Si voltò a guardare per un ultimo istante la tenebra che lo circondava e dentro di sé riaffiorò un canto enigmatico in una strana lingua antica e lontana. Una ninna nanna dolce e delicata che conosceva bene, in grado di tranquillizzare il suo cuore tremante.
Qualcosa che sapeva di casa.
“Casa non è solo un luogo. E' uno spazio dentro di noi.”Il suo spazio avrebbe dovuto guadagnarlo, facendosi largo tra maledizioni e anime infrante. Non avrebbe abbandonato Wen e il suo alpha al loro destino e avrebbe fatto di tutto pur di salvarli. E non sarebbe stato solo nel farlo.
Continuando a camminare, cominciò ad intonare a bocca chiusa e con voce roca le note della ninna nanna.
Si immaginò che da quella tenebra prendessero forma le ombre di due piccoli lupi che correvano fianco a fianco. I due piccoli lupi sembrarono stancarsi dopo aver giocato tra loro a lungo. Si avvicinarono lentamente e si accoccolarono l'uno all'altro, per riposare al sicuro...
Edited by TalesTeller - 29/11/2021, 08:50